venerdì 4 aprile 2014
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«La popolazione di stranieri detenuti qui da noi è alta, intorno al 60%. Nelle grandi città è così, a fronte di una media nazionale del 30%. Sono persone che hanno commesso reati contro il patrimonio o legati alle norme sugli stupefacenti. Molti sono senza fissa dimora e ciò non lascia ai giudici possibilità d’applicare misure alternative come i domiciliari...». Da dieci anni, Gloria Manzelli è il direttore della casa circondariale milanese di San Vittore, che guida con competenza, passione civile e profondo rispetto per l’umanità delle persone detenute.La depenalizzazione del reato d’immigrazione clandestina produrrà un calo di presenze?Ciò che posso dire, a distanza di tre anni, è che nel 2011 l’abrogazione dell’articolo 14 del Testo unico sull’immigrazione, che cancellò l’arresto per il reato di permanenza illegale in Italia, per noi ha già comportato la diminuzione di 1.000 ingressi su 6.500-7.000 annui.Com’è la situazione a San Vittore?Decisamente migliorata. Al momento, nel settore maschile, contiamo 1.100 presenze su circa 900 posti regolamentari.Il decreto svuota carceri è servito, dunque...Sì, ma occorre una ulteriore depenalizzazione. La legge delega va in quella direzione e spero che il governo la riempia presto di contenuto. Tanti piccoli reati spesso vengono commessi da persone in situazioni di estremo bisogno. E i detenuti con dipendenza da stupefacenti, con problemi di salute o psichiatrici dovrebbero essere curati fuori dal carcere. Ciò vuol dire anche investire sulle comunità e sui centri di cura.C’è chi lamenta: le strade si riempiranno di criminali...È una preoccupazione eccessiva e giustizialista, che fa leva sulle paure dei cittadini. Se si costruiscono reti sociali e lavorative per chi esce, il rischio di recidiva si abbassa.Entro maggio scadrà il tempo concesso all’Italia per ridurre il sovraffollamento...I dati dicono che siamo sulla buona strada. E che potremmo farcela anche senza provvedimenti straordinari di clemenza.
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