venerdì 6 dicembre 2019
Incontro interrotto per divergenze tra Iv e Pd su come destinare i 400 milioni recuperati. In serata il ministro D'Incà: «Abbiamo chiuso su tutto». Sull'ipotesi di voto botta e risposta Renzi-Orlando
Il premier Conte a colloquio con il presidente Mattarella (Ansa)

Il premier Conte a colloquio con il presidente Mattarella (Ansa) - Ansa

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«Abbiamo chiuso su tutto». L’annuncio del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà arriva al termine di una giornata convulsa con il vertice di maggioranza sulla manovra che al mattino si è interrotto per le divergenze tra Italia Viva e Pd su come destinare i circa 400 milioni messi sul tavolo all’ultimo momento, poi è ripreso nel pomeriggio. La tassa sulla plastica «è una follia», perché mette a rischio dei posti di lavoro, e lo stesso vale per la sugar tax, ha incalzato Matteo Renzi. Dissapori che si sono trasformati un balletto sul voto. «Non vorrei andarci, ma se ci costringono lo faremo», ha detto il leder di Iv. «Siamo tutti pronti, quello che dobbiamo chiederci è se è utile al Paese», la replica del vicesegretario dem Andrea Orlando. Al centro soprattutto le tasse sulla plastica e sulle bevande zuccherate. L’ipotesi alla quale la maggioranza starebbe lavorando è il rinvio della plastic tax a luglio. Oppure un’ulteriore riduzione dell’imposta - già dimezzata da 1 euro a 50 centesimi al chilo - a 40 centesimi. E un taglio consistente anche della sugar tax. Iv, che voleva il rinvio al 2021, avrebbe rilanciato, chiedendo uno slittamento di entrambe le imposte almeno a settembre.

Toni burrascosi. Scontro tra Pd e Iv

La riunione mattutina a Palazzo Chigi, a dire di alcuni partecipanti, è stata burrascosa. Iv accusa i dem di ostacolare la proposta di cancellare le microtasse per non fare un favore a Renzi. I dem ribattono che solo grazie a loro si sono trovati 23 miliardi per il taglio dell'Iva e oltre 3 miliardi per tagliare le tasse ai lavoratori: «Se Iv non vuole tagliare le tasse sul lavoro solo per fare un favore ai produttori di bibite gassate, lo dica», affermano. Ma il renziano Marattin rintuzza: «Meglio evitare fake news. Nessuno dei rappresentanti del Pd al tavolo ha proposto di aumentare le risorse per il taglio del cuneo fiscale». Il M5s, che oggi sarebbe rimasto fuori dallo scontro, chiede di usare le nuove risorse per i contratti dei Vigili del fuoco. I toni tesi hanno quindi portato a sospendere la riunione - ufficialmente interrotta anche per l'incontro del premier Giuseppe Conte con il ministro degli Esteri russo Lavrov - aggiornata al primo pomeriggio. I toni si sono attenuati e si è giunti all'intesa di massima. Le risorse trovate nella notte da Mef e Ragioneria, avrebbe spiegato il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, verrebbero in parte dall'aumento delle tasse sull'azzardo, altre sono state reperite nelle pieghe del bilancio.

E il premier cerca lo scudo del Colle
E rilancia: nel 2020 cantiere Irpef

(Di Marco Iaevoli) Gli incontri tra Conte e Mattarella si sono intensificati nelle ultime settimane. Ma solo quello di ieri sera è stato reso noto. E il fatto di renderlo pubblico è un messaggio: l’attenzione del Colle è alta, i partiti escano dal guado sulla manovra e le dinamiche interne non interferiscano sul bene più prezioso, la tutela dei conti pubblici. Il premier cerca questo autorevole scudo, e non è un caso se la salita serale al Quirinale avvenga nel momento in cui la maggioranza sembrava ri-arrovellarsi sulle microtasse, su cifre tutto sommato piccole rispetto all’ammontare della manovra: al rientro a Palazzo Chigi, Conte ha più forza per determinare il compromesso che poi a tarda sera viene presentato alla stampa e che ora deve reggere alla prova del voto d’Aula.

Il Conte che è andato al Quirinale, in ogni caso, era «moderatamente ottimista». Sulla soluzione dell’impasse sulla manovra, innanzitutto. Ma anche sui margini per proseguire l’azione di governo. Il premier vuole azzardare un rilancio. «Con la crisi ci perdiamo tutti, una sconfitta per chi ha promesso al Paese riforme coraggiose e di lungo termine...», è l’argomento principale di Palazzo Chigi. Il premier ha in mente anche una mossa, immediatamente dopo la chiusura della manovra, per costringere i partiti di maggioranza ad una maggiore assunzione di responsabilità: «Per il 2020 apriamo subito il cantiere-Irpef», è il proposito del premier. D’altra parte, è il ragionamento, il lavoro più difficile è stato fatto: sventato l’aumento Iva, ricucito il rapporto con l’Ue, si può provare a fare politiche più espansive per recuperare i consensi perduti. «Iniziando a lavorare sulla manovra da marzo, come fanno tutti i governi», dice Gualtieri in conferenza stampa.

Dal Quirinale, circa l’incontro con il premier, trapela poco. Conte si sarebbe limitato ad una «fotografia» della situazione sulla manovra. E ad una illustrazione del negoziato sul Mes La situazione politica è nota, le tensioni anche. Il pericolo di una crisi non è sventato. Ma superare indenni la manovra sarebbe già gran cosa. Negli ultimi giorni, poi, è intervenuto un fattore unificante, nella maggioranza: il ritorno sulla scena di personalità anti-euro e anti-Ue nella Lega ha restituito un po’ dell’amalgama perduta (o mai nata) tra M5s, Pd e Italia viva. E su questo il premier vuole giocare per convincere Di Maio, Zingaretti e Renzi ad abbandonare propositi di corsa alle urne. «Però basta con la menzogna inoppugnabile che questo è il governo delle tasse», scandisce il premier in conferenza stampa.

A remare a favore della prosecuzione della legislatura, in questo momento, anche altri fattori: in primis la forte presa di posizione di buona parte dei gruppi M5s, che ha messo Di Maio alle strette, al punto da determinare, ieri sera, parole molto concilianti da parte del ministro degli Esteri verso i partner di maggioranza. Mentre la tenaglia stretta da Pd e M5s sulla bozza di legge elettorale frena Renzi. E nei dem, l’ampio plotone dei "non zingarettiani" riesce ancora a bloccare chi, tra i più vicini al segretario, pensa che la strada migliore sia quella di andare al voto e iniziare a costruire un fronte di sinistra-sinistra.

Se è vero quindi che è fragile il filo che tiene in piedi la maggioranza, è altrettanto vero che al momento a questo filo restano tutti ben aggrappati. Il "rilancio" di Conte potrebbe rappresentare per tutti il "pretesto" per proseguire la difficile avventura.

La mediazione sul Mes e il possibile compromesso sulla prescrizione sembrerebbero i preamboli di un nuovo patto possibile. Ma è pur vero che la tappa elettorale in Emilia Romagna e in Calabria di fine gennaio potrebbe essere l’ennesima scossa che fa crollare le fragili certezze delle ultime ore. Il premier, da giovane bravo "dribblatore" sui campi da calcio, vuole scansare le insidie e trasformare le debolezze in forza. Ci sono dei timidi segni di risveglio economico e nessuno dei partiti che lo sostengono ha una reale convenienza a votare. «L’anno prossimo sarà diverso, potremo lavorare con meno stress e più entusiasmo», tende la mano al premier al termine di una giornata infinita.



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