lunedì 17 dicembre 2018
Nel 2019 a favore della natalità stanziati 700 milioni, solo 100 sono risorse aggiuntive a quelle già esistenti. De Palo (Forum): obiettivi ancora lontani, ora corsia preferenziale nel Reddito
Foto archivio Siciliani

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A conti fatti, nel 2019 alla famiglia arriva in via diretta un sessantesimo della manovra, mezzo miliardo circa sui 30 che resteranno in legge di bilancio alla fine del negoziato con l’Europa. Si arriva a 700 milioni aggiungendo il rinnovo per un anno del bonus bebè, approvato nell’ambito del decreto fiscale. Ma di questo stanziamento complessivo, i soldi "freschi", nuovi, non previsti dai precedenti esecutivi restano i 100 milioni messi a disposizione del Fondo per la famiglia presso il ministero guidato dal leghista Lorenzo Fontana.

Un piccolo passo in avanti che non può far esultare chi da anni cerca di portare sotto gli occhi del Palazzo il dramma della denatalità. «Sin dall’inizio del lavoro di questo governo abbiamo accolto con favore un cambio di linguaggio e di propositi su questi temi – osserva Gigi De Palo, presidente del Forum della associazioni familiari –, ma è chiaro che l’obiettivo è ancora lontano. Ormai il vero test sarà il Reddito di cittadinanza, lì potremo capire se l’idea di un fisco formato-famiglia è entrato nel lessico della politica. Allo stesso tempo noi continuiamo a chiedere che questo sia un tema trasversale, che unisce e non divide, che sia sottratto a strumentalizzazioni di ogni sorta. Quindi faccia la sua parte l’esecutivo ma la facciano la loro parte anche le opposizioni».

In effetti, per come è impostata la manovra 2019, il governo giallo-verde ha messo il comparto famiglia all’interno del comparto lotta alla povertà. De Palo allarga le braccia, evidentemente la battaglia culturale per sottrarre il sostegno alla famiglia dal mare magnum delle politiche assistenziali non ha portato a risultati. E allora il Reddito di cittadinanza diventa un test perché consentirà di capire se davvero M5s e Lega considereranno il nucleo familiare e la presenza di figli come un criterio preferenziale per accedere al sostegno economico e ai progetti di formazione e inserimento lavorativo.

È chiaro che non è quello che ci si augurava, ci si aspettava un intervento diretto a sostenere il reddito dei ceti medi con due o più figli a carico o finalizzato a porre le condizioni "materiali" per metter su famiglia (la casa e il mutuo, i costi della prima gravidanza, la conciliazione con i tempi di lavoro... ). Ma se la priorità del governo è il Reddito, allora è lì che il Forum cerca di trovare conferme a quella che sinora è apparsa poco più di una «buona volontà».

È chiaro che se i nuclei familiari numerosi e a basso reddito avranno un accesso preferenziale al Reddito allora il bilancio cambierà in positivo. Al momento la contabilità per la famiglia in manovra è fissata a questi numeri: i 100 milioni per il Fondo famiglia (che il ministro Fontana ha intenzione di spendere per incentivare i progetti di welfare aziendali), i 320 milioni annui per far salire da 1.000 a 1.500 l’assegno annuo per il bonus nido, i 62 milioni per portare a 5 i giorni di congedo obbligatorio per i neo-papà.

Come detto, nel comparto vanno aggiunti i 200 milioni per il 2019 (240 nel 2020 per l’effetto-trascinamento) destinati nel decreto fiscale al bonus-bebè, che varrà per un anno a partire dalla nascita e che prevede un aumento dell’assegno annuo del 20 per cento per i secondi figli.

È chiaro che il primo a non essere pienamente soddisfatto è Fontana, che ha dovuto lottare per i 100 milioni aggiuntivi (lo stesso ministro considera il Fondo passibile di nuovi finanziamenti in corso d’opera). Al Senato Fontana proverà il colpo a sorpresa: c’è un emendamento per porta al 5 per cento l’Iva sui pannolini. Una misura circostanziata che però deve passare sia il rigoroso vaglio tecnico della Ragioneria di Stato sia il vaglio politico di chi sta conducendo il difficile negoziato con l’Ue sul deficit.

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