venerdì 7 dicembre 2018
Dopo il voto di fiducia i lavori della Camera proseguono a oltranza fino a mezzanotte. Ci saranno i voti sugli articoli. E i 297 ordini del giorno non aiutano certo a velocizzare i tempi
Un'immagine della Camera durante il voto di fiducia per la manovra (Ansa)

Un'immagine della Camera durante il voto di fiducia per la manovra (Ansa)

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La manovra finanziaria riesce ad andare avanti alla Camera. Lo fa con il voto di fiducia che ha visto la maggioranza incassare 330 voti a favore. Contrari 219 parlamentari, un solo astenuto.

Dopo il voto di fiducia i lavori della Camera proseguono a oltranza fino a mezzanotte. Ci saranno i voti sugli articoli. E i 297 ordini del giorno non aiutano certo a velocizzare i tempi. È quindi atteso entro domani il via libera finale di Montecitorio, a seguito del quale, il provvedimento passerà all'esame del Senato al quale toccherà il vero lavoro di messa a punto della legge di bilancio.

La strada per giungere alla versione definitiva resta infatti ancora in salita. Il governo, come dichiarato dai suoi esponenti di punta, è pronto a riscrivere la legge di bilancio nel secondo giro al Senato. Salvini e Giorgetti hanno incontrato il premier Giuseppe Conte per un aggiornamento e fare il punto sugli aspetti ancora controversi e per gli aggiustamenti.

Il vicepremier Luigi Di Maio ostenta ottimismo e ribadisce che per gli interventi previsti nella manovra sono già state trovate le risorse, "solo che queste potrebbero costare meno di quello che abbiamo stanziato. E quindi essere oggetto della trattativa con l'Europa". "Le risorse - ha precisato - le abbiamo già trovate per pensione di cittadinanza, aumento pensione di invalidità, reddito di cittadinanza, Quota100 per superare la Fornero, Ires al 15% e partite Iva con tassazione al 15%".

Sulla tensione di ieri tra gli alleati sull'ecotassa per le auto più inquinanti, la ministra 5Stelle Castelli precisa: "preferisco chiamarla ecosconto, un incentivo per chi vuole cambiare, ma senza pesare sulle famiglie che preferiscono invece un'utilitaria. Di Maio assicura che si troverà modo per migliorare la norma e ha convocato per l'11 dicembre il tavolo sul settore auto con costruttori e consumatori.

Erano anche corse voci di possibili dimissioni del ministro Tria, ma l'interessato ha smentito con decisione: "Le dimissioni sono un'ipotesi che non esiste".

Le opposizioni: fiducia a una manovra ancora da definire

"Un governo costretto a ricorrere ogni volta a un voto di fiducia, vuol dire che non è sicuro della propria maggioranza -, ha detto il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, Forza Italia - Si insiste su una manovra che non ha né capo, né coda, che
sta bruciando i risparmi degli italiani. Doveva mettere in ginocchio i burocrati di Bruxelles, e invece al primo confronto hanno fatto retromarcia".

Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia, sottolinea invece che: "la manovra è ancora in alto mare, il Governo è nel caos. Oggi voteremo una fiducia sulla fiducia nel senso che non è ancora chiaro il contenuto della manovra, non si sa come verrà realizzata quota 100, perché c'è solo un fondo con la definizione di 7 miliardi ma non si conosce ancora la platea dei destinatari. Ancora meno si sa del reddito di cittadinanza, se non che saranno stanziati 7-8 miliardi ma anche di questo non si conosce la platea. Dunque, a oggi, abbiamo una manovra che cambierà dalla Camera al Senato e una trattativa in corso con la Ue ancora in alto mare. Nel frattempo l'Italia è in recessione e il 2019 avrà una crescita tra l'0,5 e lo 0,7 per cento, la metà di quanto previsto dal Governo".

"Alla Camera si vota la fiducia sulla manovra di bilancio. Non era mai accaduto che un voto così importante avvenisse su un vero e proprio scatolone vuoto", ha scritto su Facebook, prima del voto, il coordinatore nazionale di Mdp, deputato di Liberi e Uguali, Roberto Speranza. Che ha notato: "Non si sa ancora neanche quale sarà il rapporto deficit/pil".

"Con i tagli all'editoria previsti nella legge di bilancio si palesa in tutta la sua evidenza la volontà del governo di mettere il bavaglio a chi lavora per costruire un'informazione libera e plurale". Lo dice il senatore del Pd Salvatore Margiotta, componente della Vigilanza Rai. "Dietro la decisone di togliere tutte le risorse all'editoria a partire dal 2022 - prosegue Margiotta - c'è un'idea distorta della democrazia, che si dovrebbe fondare su un coro di voci libere e indipendenti e non su un'informazione asservita al potente di turno.

"Il Governo si appresta a fare un regalo alla criminalità organizzata. Prorogando tutte le attuali concessioni per il gioco d'azzardo e rinviando le nuove modalità di gara - accusa la senatrice del Pd Laura Garavini, componente Commissione Antimafia. Il Partito democratico al governo aveva inoltre previsto il cambio delle slot, per sostituire quelle obsolete con altre moderne, in grado di bloccare l'accesso ai minori. Ma i 5stelle, dopo aver promesso in campagna elettorale la lotta all'azzardo, si stanno rimangiando tutto".



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