martedì 18 dicembre 2018
Lo comunicano fonti del Mef precisando che l'accordo verrà ufficializzato solo domani dopo il via libera di Bruxelles
Stretta di mano tra il premier Conte e il Commissario Ue Moscovici (archivio Ansa)

Stretta di mano tra il premier Conte e il Commissario Ue Moscovici (archivio Ansa)

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C’è voluta un’ultima, faticosissima giornata, ma alla fine, verso le diciannove e trenta, il fatidico accordo tra Bruxelles e Roma sulla manovra è arrivato. A dare la notizia è stato il Tesoro, che ha parlato di «accordo tecnico», il quale, salvo sorprese dell’ultima ora, scongiura la temuta procedura per il debito. Certo, ieri restava ancora un pizzico di cautela, visto che l’accordo sarà formalizzato solo oggi, quando si riunisce il collegio dei Commissari, che dovrà dare il via libera ufficiale.Tanto che ieri fonti di Palazzo Chigi parlavano di «prudenza», spiegando che è «essenziale conservare riservatezza anche nell’ultimo tratto del negoziato. Al momento ci sono state solo comunicazioni verbali dei commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, ma non c’è ancora la comunicazione ufficiale da parte della Commissione Europea». E infatti una portavoce dell’esecutivo Ue si è limitata ad affermare che «il collegio ne parla domani (oggi, ndr)».

Già in mattinata all’agenda della riunione erano stati inseriti, tra gli ultimi punti, «i più recenti sviluppi concernenti le discussioni con le autorità italiane sul loro progetto di piano di bilancio», si legge. Moscovici e Dombrovskis dovranno riferire oralmente del negoziato. «Tutte le opzioni restano aperte», aveva detto a mezzogiorno la vice capo portavoce della Commissione Mina Andreeva, facendo intendere che anche la procedura restava sul tavolo. Opzione che però sembra davvero sfumata. «Vi è la ragionevole previsione - spiegavano ancora in serata a Palazzo Chigi - che la proposta che sarà portata domani all’attenzione del Collegio sarà positiva, utile a evitare la procedura».

Che la volontà di evitare il peggio ci fosse era chiaro da una settimana, «stiamo lavorando giorno e notte perché l’Italia non sia sanzionata», aveva ribadito Moscovici anche ieri mattina parlando con l’emittente Rtl. «Meglio tardi che mai – ha replicato Matteo Salvini –, mi fa piacere. Noi è qualche settimana che stiamo lavorando perché gli italiani possano avere finalmente una legge di bilancio. Ci fa piacere se anche dall’altra parte del fiume stanno lavorando nella stessa direzione. Nelle scorse settimane, ogni tanto, abbiamo avuto la sensazione, sicuramente sbagliata, che ci fosse un approccio diverso. Abbiamo tutti e due lo stesso obiettivo».

La giornata di ieri, apertasi all’insegna dell’ottimismo, era andata complicandosi col passare delle ore, soprattutto per una serie di intricate questioni tecniche. A metà giornata si sentiva parlare ancora di un ultimo miliardo di euro da trovare tra le pieghe del bilancio, con al centro il punto cruciale per i tecnici di Bruxelles: il deficit strutturale, quello cioè al netto di fattori una tantum e ciclici, essenziale per ridurre l’altissimo debito italiano (il 131% del Pil contro il 60% richiesto dai parametri di Maastricht). Perché il deficit nominale al 2,04% del Pil (al posto dell’iniziale 2,4%) non è in discussione, e il governo ha rifiutato ulteriori riduzioni oltre ai circa quattro miliardi di euro già stabiliti degli importi previsti per "quota 100" e Reddito di cittadinanza. Con il taglio, inoltre, delle previsioni di crescita per il 2019 dall’1,5% all’1%. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ieri in telefonate sia a Dombrovskis che a Moscovici ha ribadito che oltre il governo non voleva andare.

Raccontano inoltre di dissidi tra i tecnici del commissario agli Affari economici Pierre Moscovici e quelli del vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, ben più rigido, che si sono persi in lunghe discussioni se determinati capitoli di spesa fossero una tantum o invece imputabili al deficit strutturale. Soprattutto i tecnici di Dombrovskis, raccontano, hanno avanzato continue nuove richieste di precisazioni e coperture, una specie di «guerriglia» dell’ultima ora, con una certa esasperazione degli italiani. Una giornata di fittissime telefonate tra il ministro dell’Economia Giovanni Tria da una parte e Moscovici e Dombrovskis dall’altro per andare eliminando via via gli ultimi nodi. Missione compiuta, anche se, naturalmente, la partita non si chiude definitivamente: l’Italia rimane sorvegliato speciale.

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