mercoledì 16 novembre 2016
La donna, 37 anni della Costa D'Avorio è arrivata cadavere lo scorso 6 novembre a Pozzallo. Il padre, in Italia dal 2010 stava completando le pratiche per il ricongiungimento
I due figli della migrante, sbarcati a Pozzallo insieme al cadavere della madre (foto Save the Children)

I due figli della migrante, sbarcati a Pozzallo insieme al cadavere della madre (foto Save the Children)

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Poteva essere un felice ricongiungimento, invece è finita nel peggiore dei modi. Kone Aminata, 37 anni della Costa d’Avorio lo scorso 6 novembre è arrivata cadavere nel porto di Pozzallo. La donna, i cui funerali si sono svolti mercoledì a Ragusa, è morta asfissiata su un gommone per proteggere i suoi due figli che viaggiavano con lei. Una bimba di nove anni e il più piccolo di sei, che si sono così salvati, le erano rimasti accanto fino all’ arrivo dei soccorritori.

Cucito sulle felpe dei bambini, gli operatori di Save the Children hanno trovato un numero di telefono. Quello del padre, che è stato rintracciato a Jesi.

"Eravamo in dirittura d’arrivo, le pratiche per l’ultimo ricongiungimento familiare erano già tutte pronte, mancava davvero poco" racconta Marcos Lopes del Gus di Jesi, una onlus che si occupa di richiedenti asilo e rifugiati, ieri ai funerali della donna. "Papà Charles lavora con noi da cinque anni -aggiunge Lopez – non sapeva nulla del viaggio, il suo obiettivo era di fare arrivare anche il resto della famiglia in Italia, ci stavamo lavorando».

I figli di Charles e Aminata sono quattro. Charles è venuto in Italia, in aereo, nel 2010 con un visto da rifugiato. Tre anni fa è riuscito a fare arrivare i due figli più grandi. Una studia a Parigi, l’altro, Habib, sta con lui a Jesi. Anche loro sono partiti in aereo. Lo stesso viaggio che Charles avrebbe voluto per il resto della famiglia. Ma la donna non ha voluto o forse non ha più potuto aspettare.

Intanto i bambini sono ancora a Ragusa, mentre il padre e il fratello Habib, dopo il funerale, sono ripartiti per Jesi. A dividerli, adesso è la burocrazia. Il Tribunale deve ancora accertare il legame parentale.

“Abbiamo seguito e stiamo seguendo il caso dei due fratellini in stretta collaborazione con le autorità per il ricongiungimento con il padre – spiega Giovanna Di Benedetto, portavoce per il Sud di Save the Children - devono essere ancora fatti tutti gli accertamenti per facilitare la riunificazione con il padre. In questo momento è prioritario il superiore interesse dei bambini”.

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