venerdì 10 luglio 2020
Aumentano gli immigrati che partecipano alle preziose iniziative di Caritas, Flai, Emmaus e Baobab nell'insediamento dei braccianti nelle campagne di San Severo. Le violenze non sconfiggono i volontari
Malgrado le minacce c'è la fila per scuola e sportello al "gran ghetto"
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C'era la fila ieri al "gran ghetto" di Torretta Antonacci per la scuola di italiano e lo sportello informativo. Tanto lavoro e tanta soddisfazione per operatori e volontari della Caritas di San Severo, della Flai Cgil, del progetto Emmaus e del centro culturale Baobab. Le minacce di un gruppo di facinorosi, tra i quali alcuni militanti del sindacato Usb, non li hanno fermati, così come non hanno bloccato i braccianti immigrati e la loro voglia di imparare e di essere informati. Mentre l'Usb, col leader Aboubakar Soumahoro, manifestava a Bari, sotto la sede della Regione Puglia, contro quello che definisce "l'assistenzialismo imprenditoriale" delle associazioni del volontariato che, a loro dire, vorrebbero prendere in gestione l'insediamento, nel "gran ghetto" va invece in scena il servizio gratuito per i più fragili. E con successo.

Più di quaranta immigrati si sono presentati per la scuola di italiano, dieci in più della scorsa settimana. "È stato commovente, ci aspettavano coi quaderni in mano - ci racconta Domenico la Marca di Baobab -. Dovremo trovare altri banchi, altre sedie. Compreremo altri libri". Perchè le richieste aumenteranno. "Ci hanno chiesto di venire più giorni - ci dice ancora Domenico -. Con altri volontari ci riusciremo. Due sono arrivati qui fin da Bari. Dormono da noi, ci aiutano e ripartono. È bellissimo!". C'è forza e entusiasmo nelle sue parole. Molto diverse da quelle di chi, il 18 giugno, aveva impedito l'accesso all'insediamento gridando "non vi vogliamo! Non vogliamo la scuola!". Gli stessi che ieri erano a manifestare sotto la Regione. Ma al "gran ghetto" si fa, invece, la fila allo sportello informativo della Caritas. "Ne abbiamo ascoltati una quindicina, più della scorsa settimana", ci spiega Serena De Michele, mediatrice culturale. "Sono venuti soprattutto per la regolarizzazione - aggiunge -, ma anche per rifare i documenti che hanno perso, per rinnovare il Codice fiscale, per trovare lavoro. È venuto un ragazzo che aveva titoli e esperienze professionali, ora lo aiuteremo". Alcuni passano anche solo per salutare "gli amici della Caritas". Altri si mettono in fila dopo una faticosa giornata di lavoro, senza neanche andarsi a lavare. "Hanno bisogno di un riferimento e noi proviamo ad esserlo", sottolinea la mediatrice. Alle 19,30 si deve interrompere, dopo due ore e mezza di ascolto. C'è ancora la fila. "Torniamo giovedì, non vi preoccupate".

Davvero le minacce non bloccano questi servizi gratuiti e disinteressati. Ma le violenze non sono passate inosservate. Come risulta ad Avvenire c'è già un corposo fascicolo aperto dalla Procura di Foggia. C'è preoccupazione per una situazione ad alto rischio. Intanto è andato deserto il bando per l'affidamento della sorveglianza del campo container realizzato dalla Regione. Si andrà ad un affidamento diretto. Esulta l'Usb, che lo ritiene "un successo straordinario" contro le "associazioni di volontariato", peraltro totalmente non interessate al bando, e annuncia un proprio progetto di autogestione. Realizzato da chi? Dalla Regione in serata si precisa che "il ripristino della legalità ed il contrasto alla piaga del caporalato non può prescindere da strategie inclusive e dal continuo ascolto e coinvolgimento di ogni livello di rappresentanza". Tutte, dunque. Anche quelle alle quali era stato impedito l'accesso e che invece sono molto richieste dagli immigrati. Il ripristino della legalità ed il contrasto alla piaga del caporalato non può prescindere da strategie inclusive e dal continuo ascolto e coinvolgimento di ogni livello di rappresentanza. Non "assistenzialismo imprenditoriale" ma gratuità a servizio degli ultimi. Che ha anche una colonna sonora, la bellissima canzone "Di cartoni e lamiere", composta e cantata proprio da Domenico la Marca. Un canto di desperazione ma anche di speranza. Per uscire dai ghetti.

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