Ma le ricette "armate" non funzionano. E la disperazione non è mai una colpa
venerdì 15 settembre 2023

Un video-proclama per annunciare una svolta repressiva e militarista. La mossa fatta ieri sera dalla presidente del Consiglio contrasta non poco con l’esempio spontaneo dato fin qui dalla gente di Lampedusa che, pur messa a dura prova, non sta facendo mancare la propria solidarietà a persone colpevoli soltanto di essere fuggite per disperazione da condizioni insostenibili alla ricerca di una vita più dignitosa.

Invece, nel piano annunciato dalla premier si avverte anche una sorta di “colpevolizzazione” dei migranti, che saranno «trattenuti» nei centri di permanenza fino a 18 mesi, il massimo consentito nell’Unione Europea.

Come se ai trafficanti di esseri umani, che il governo indica sempre (giustamente) come i veri nemici da combattere, importasse qualcosa della sorte di questi malcapitati. Proprio ai migranti si è rivolta Giorgia Meloni, anzi «a chi vuole entrare illegalmente in Italia»: sarà «trattenuto e rimpatriato».

Non solo: saranno costruite nuove strutture di «effettivo» trattenimento (detenzione?) a cura della Difesa. Soldati, dunque, costruiranno nuove e moderne gabbie per i disperati di questi anni ‘20.

Saranno gli stessi soldati a sorvegliarle? Sarebbe un passo in più verso un apparato repressivo che non promette niente di buono. E che difficilmente riuscirà a realizzare i risultati che si propone.

Come il “blocco navale” per impedire le partenze, vecchio cavallo di battaglia elettorale della leader di Fdi, che stavolta viene rispolverato in chiave europea. In realtà, è difficile pensare che la premier non sappia che questo tipo di ricette non funziona e che il solo modo di governare i processi epocali non è combatterli ma gestirli in sicurezza e legalità.

Il suo attuale vicepremier, Matteo Salvini, quando era ministro dell’Interno nel governo Conte 1 aveva assicurato che avrebbe rimpatriato 100 immigrati irregolari al giorno, ma non è arrivato a un quinto di quella cifra, attestandosi sugli stessi livelli (talvolta anche sotto) di altri esecutivi.

Salvini è lo stesso che da giorni attacca più o meno velatamente Palazzo Chigi per come sta gestendo l’elevato numero di approdi a Lampedusa.

Ecco, è indicativo che la presidente del Consiglio, nel suo annuncio di ieri, abbia tenuto a dire «agli italiani» che «non abbiamo cambiato idea» riguardo alle politiche migratorie. Come a voler rivendicare di essere lei la più “dura” in materia, non il suo alleato che ogni giorno le rimprovera in qualche modo di essere arrendevole, soprattutto con l’Ue e con gli altri partner europei. Sì, perché a giugno si vota per l’Europarlamento. E non è un dettaglio.

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