sabato 4 gennaio 2020
Chi ha perso il lavoro, la casa, orfani che hanno bisogno dei genitori: con le rubriche “La voce di chi non ha voce” e “Cerco famiglia”, Avvenire tenta di rendere concrete le parole di solidarietà
L'urlo dei poveri e le risposte dei nostri lettori
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Simone e i suoi due figli. Gaetano da poco padre ma senza un tetto. Amedeo che deve curarsi all’estero e non ha i soldi per pagarsi il viaggio... Sono solo alcuni dei “casi” che dalle colonne della storica rubrica di Avvenire “La voce di chi non ha voce” nel 2019 hanno fatto appello alla generosità dei lettori. Che poi “casi” in realtà non sono: si tratta di persone in carne e ossa, sempre più spesso famiglie, ciascuna con la sua esperienza dolorosa di discesa verso la povertà. Le vicende presentate nella rubrica (e poi rilanciate anche attraverso avvenire.it) arrivano dall’Italia profonda, nella maggior parte dei casi grazie all’attenzione di un parroco o di una Caritas lo- cale.

In alcuni casi, come è stato per Simone e Gaetano, entrambi del Sud d’Italia, un sacerdote ha preso carta e penna e ha scritto ad Avvenire: «Noi diamo i pacchi viveri, paghiamo qualche bol-letta, regaliamo i vestiti per i figli, ma più di questo non possiamo aiutarli, eppure non vogliamo abbandonarli... ». Simone, 52 anni, è stato licenziato da una libreria scolastica fallita, ora campa di lavoretti, la moglie pulisce le case altrui per poche ore alla settimana, i due bambini vanno a scuola ma in tavola spesso non c’è nulla. Anche Gaetano ha perso il lavoro, ha già lo sfratto perché non può pagare l’affitto e il neonato rischia di crescere per strada...


Un impegno in 2 rubriche
Sono due le rubriche che danno voce alla solidarietà nel nostro giornale. “La voce di chi non ha voce” accoglie appelli di persone bisognose di tutti i tipi, cercando di dare risposte concrete in tempi brevi. “Cerco famiglia” rilancia le richieste di Tribunali e Comuni che vogliono trovare famiglie adottive o affidatarie per bambini. Da qualche tempo è ospitata nell’inserto mensile “Noi Famiglia & Vita” (e sul sito, sezione rubriche).

Ed ecco che i lettori del giornale non hanno mai perso l’occasione per dimostrare solidarietà, mettendo mano al portafogli: nel 2019 “La Voce di chi non ha voce” ha raccolto un bel gruzzoletto – oltre 20 mila euro – interamente affidato, euro su euro, ai destinatari. Non si tratta di somme che possono rivoluzionare la vita, ma risolvere qualche problema sì, e soprattutto non far sentire completamente soli chi vive situazioni critiche. Sono state aiutate anche alcune persone bisognose di cure speciali. Ma il “bene” di Avvenire non si ferma qui. C’è anche “Cerco famiglia”, nata 30 anni fa grazie all’impegno del giudice onorario di Como Silvio Barbieri e poi della psicologa Donatella Fiocchi del Tribunale di Monza.

La rubrica, da qualche tempo ospitata sulle pagine dell’inserto mensile “Noi Famiglia & Vita” (e sul sito, sezione rubriche), rilancia gli appelli di Tribunali e di Comuni per trovare famiglie adottive o affidatarie per bambini o neonati che hanno gravi problemi di salute o che sono troppo grandi di età. Nel 2019 “Cerco Famiglia” ha presentato (gratuitamente, giova ricordarlo) una ventina di casi di adozione tramite i Tribunali o di affido attraverso i Comuni e una trentina di proposte di sostegno a distanza, anche per cure mediche, di minori con varie associazioni. Il successo più grande? È che i lettori rispondono agli appelli, anche i più impegnativi, con slancio e gratuità, grazie anche alla informazione puntuale e alla sensibilizzazione che il giornale da anni compie su questi temi. Insomma, la parola accoglienza, tra i lettori di Avvenire, è un fatto. E uno stimolo per fare ancora di più, e ancora meglio nell’anno 2020 che si affaccia.

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