mercoledì 4 maggio 2016
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MILANO Dopo la questione campana e il caso siciliano di Siracusa, arriva una nuova tegola sul Pd. Questa volta la bufera esplode in Lombardia. E inevitabilmente si scatenano le polemiche politiche sul piano nazionale. A finire in manette è il sindaco dem di Lodi, Simone Uggetti, arrestato dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza per turbativa d’asta. L’accusa è di aver favorito un consorzio per la gestione delle piscine comunali scoperte in via di aggiudicazione alla società Sporting Lodi. Lui in serata si è difeso, avendo riferito al suo legale di aver «sempre agito per il bene della città». Oltre al primo cittadino, la custodia cautelare è scattata anche per l’avvocato Cristiano Marini, consulente della società aggiudicataria della gara oggetto dell’inchiesta. Per gli inquirenti il sindaco e il legale avrebbero «alterato il libero svolgimento» del bando. La turbativa si sarebbe realizzata, invece, attraverso «il confezionamento » della gara in modo da favorire la Sporting Lodi. Sulla vicenda delle piscine nel comune lombardo erano già scoppiate polemiche in passato. Ma l’inchiesta è partita dopo che una funzionaria dell’ente locale ha denunciato nel marzo scorso di «aver subito pressioni indebite da parte del sindaco». Da lì sono state predisposte le intercettazioni, dalle quali è emerso anche che gli indagati avrebbero cercato di can- cellare tutte le tracce informatiche delle loro comunicazioni, formattando i loro computer, e altri, in uso al Comune. Ed è proprio per questo rischio di inquinamento delle prove che i pm hanno richiesto gli arresti. Le indagini sono ancora in corso, e Uggetti – sospeso dalla carica – è stato trasferito a SanVittore. Il profilo che si traccia del sindaco, nell’ordinanza di custodia cautelare, è quella di un «soggetto autoritario». Sempre secondo l’accusa, Uggetti «ha gestito la cosa pubblica in maniera del tutto arbitraria e prepotente », oltre che allo scopo di ottenere «vantaggi per sé in termini di consenso elettorale». Istantanee, come si diceva, le reazioni politiche. Tra i primi a scagliarsi contro il Pd e il suo segretario è stato Beppe Grillo, seguito a ruota dagli esponenti di punta del Movimento 5 Stelle. Sul suo blog, il comico è andato all’attacco con lo stile e il linguaggio che lo contraddistinguono: «Continua l’epopea di arrestati piddini nelle amministrazioni locali. Oggi tocca al sindaco di Lodi, farà carriera nel partito di Verdini! Per il prossimo è già partito il countdown». Al vetriolo anche le parole di Alessandro Di Battista, membro del direttorio pentastellato: «Gli arrestati del Pd non fanno più notizia. È un partito che ha un immenso problema con il malaffare». E poi lo stesso deputato romano ha evidenziato la vicinanza tra Uggetti e Lorenzo Guerini, «il vice segretario del Pd, il braccio destro di Renzi insomma ». Non si è fatta attendere la replica di Guerini (Uggetti era stato assessore nella sua giunta), che si è detto fiducioso nella magistratura, ma allo stesso tempo ha descritto il suo successore come «amministratore competente, accorto e persona più che corretta e limpida». È andato giù duro nei confronti del presidente del Consiglio pure Matteo Salvini: «È l’ennesima dimostrazione che Renzi è la questione morale in Italia». Il leader del Carroccio ha annunciato inoltre che la Lega Nord «sarà in piazza domenica a Lodi per chiedere le elezioni subito». Alle offensive delle opposizioni hanno risposto in modo perentorio i fedelissimi del premier. «È sorprendente sentire il capo del partito degli scandali delle dentiere, delle quote latte, delle mutande verdi fatte pagare dai contribuenti, di Credieuronord, dei diamanti, fare la morale al Pd», ha detto Emanuele Fiano, della segreteria dem, riferendosi a Salvini. Il senatore Pd Stefano Esposito ha allargato il discorso anche a Grillo: «Forse si è dimenticato di Quarto e Bagheria. Prima di sfregarsi le mani, gli suggerisco una maggiore prudenza sulla vicenda di Lodi». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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