mercoledì 22 agosto 2018
Un paesaggio incantato che attira migliaia di escursionisti. Le polemiche sulla sicurezza. Il sindaco: stiamo lavorando per limitare gli accessi
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CIVITA (COSENZA) L’imponenza della pietra nuda, la vertigine della profondità con la montagna che scompare nelle gole scavate nei secoli dal torrente Raganello nell’ultimo tratto del monte Pollino prima di scorrere libero e ormai quasi secco nella Piana di Sibari. Il canyon più famoso della Calabria, e non solo, è una meraviglia non solo per gli amanti della montagna e delle passeggiate più o meno avventurose nella natura ma pure per visitatori della domenica che lo ammirano comodi dal belvedere di Civita, ascoltando il suo ruggito in fondo alle gole anche se distante decine e decine di metri.

LA TRAGEDIA

O magari preferiscono guardarlo da vicino scendendo sul Ponte del diavolo ricostruito una manciata di anni fa dopo un crollo provocato anche in quel caso dal maltempo ma miscelato all’incuria di chi avrebbe dovuto curarlo meglio e non l’aveva fatto. Gli fu fatale un colpo di vento che prese velocità nei punti più stretti delle gole, come successo lunedì pomeriggio all’acqua del torrente. Un paradiso che, dopo il disastro di lunedì, si è trasformato in un inferno facendo scoppiare forti polemiche. Non mancano, infatti, le prese di posizione circa la pericolosità di un modello di escursionismo «senza regole». Alla bellezza degli scorci che la natura di questi posti regala ai visitatori fa da contraltare il corso d’acqua che si insinua tra i monti e che può presentarsi, in caso di improvvise precipitazioni e piene non controllabili, con il suo volto più feroce.

Alle critiche risponde il sindaco di Civita, Alessandro Tocci. «Stavamo lavorando – dice – assieme agli altri comuni interessati, San Lorenzo Bellizzi, Cerchiara e Francavilla e con il supporto del Parco nazionale del Pollino, per una regolamentazione degli accessi alle gole del Raganello. Domani dovremo metterci intorno a un tavolo per stabilire il da farsi». Secondo Emanuele Pisarra, guida ufficiale del Parco, «è mancato qualsiasi regolamentazione e qualcuno dovrà rispondere per quanto é accaduto. Non voglio nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto accadere se una situazione del genere si fosse verificata a Ferragosto, quando c’erano in quei luoghi almeno 650 persone».

Per il presidente del Parco nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra, «la tragica vicenda obbliga le istituzioni preposte a farsi carico di un’appropriata regolamentazione delle attività nella valle del Raganello. Il Parco del Pollino – ha detto – ha una competenza residuale: tutelare l’ecosistema di quell’area e non quindi competenza in materia di accessibilità o di garantire la sicurezza ai fruitori». Domenico Marino © RIPRODUZIONE RISERVATA Attacchi contro l’escursionismo «senza regole» Il sindaco: stavamo lavorando per limitare gli accessi

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