giovedì 25 luglio 2013
Il presidente del Consiglio ricorda quali sono le priorità del governo per risollevare un'economia reale affossata da lunghi anni di crisi. «La nostra intenzione è di accompagnare la politica della crescita e del rigore con un intervento sul debito che è essenziale». Sull'economia sommersa: «Il nero nel nostro Paese va combattuto con sanzioni alte ma anche con politiche di contrasto di interessi».
COMMENTA E CONDIVIDI
Bisogna continuare sulla linea del rigore (ma non cieco) e mantenere i conti in ordine. Ma se da una fase di tenuta si vuole passare a quella della ripresa l'unica via da seguire è quella della crescita. Enrico Letta, nel corso del question time al Senato, ricorda qual è la priorità del governo per risollevare un'economia reale affossata da lunghi anni di crisi.Tanti i punti toccati dal premier nel suo discorso a Palazzo Madama. "Accanto alle politiche per la crescita dobbiamo continuare sulla linea del rigore - afferma il presidente del Consiglio -. Lo dico anche se non fa guadagnare consenso, ma il buon padre di famiglia ha il dovere di dire dei no. I conti pubblici devono rimanere in ordine: il 3 per cento è la condizione per avere più flessibilità". Si punta anche sulla lotta all'economia sommersa: "Il nero nel nostro Paese è così alto e va combattuto con politiche di contrasto sanzionatorio ma anche con politiche di contrasto di interessi, come già si fa con le detrazioni fiscali per edilizia ed Ecobonus". Crescita e rigore. ma anche interventi sul debito, forse l'unica soluzione che potrebbe avere effetti benefici immediati: "La nostra intenzione è di accompagnare la politica della crescita e del rigore con un intervento sul debito che è essenziale - spiega Letta - Nessuno vuole ripercorrere la strada di privatizzazioni fatte male, in altri Paesi e anche in Italia. La volontà è di intervenire sull'enorme patrimonio pubblico e sulle partecipazioni pubbliche nazionali e su quelle locali". Infine, sul passaggio di storici marchi italiani in mano estere il premier non si definisce affatto preoccupato: "Non mi scandalizzo, l'italianità deve essere considerata nell'accezione più larga. Noi abbiamo bisogno di creare crescita e lavoro. Così allora siamo in grado di affrontare anche i temi della finanza pubblica in altri termini".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: