lunedì 30 settembre 2013
​Dopo l'incontro di ieri sera con Napolitano, il premier in tv chiarisce che vuole governare per cambiare la legge elettorale e per portare avanti le riforme. A Berlusconi "auguro serenità". 
Dissidi nel Pdl, oggi il faccia a faccia con Berlusconi | Epifani: così Berlusconi vuole evitare la decadenza. Sindacati sconcertati
LA BUSSOLA È iniziata la campagna elettorale di Giovanni Grasso
EDITORIALE Mai rassegnati di Marco Tarquinio
COMMENTA E CONDIVIDI
Il confronto parlamentare sulla crisi di governo comincerà mercoledì mattina al Senato e poi, nel pomeriggio, il confronto passerà alla Camera dove alle 16 interverrà il presidente del Consiglio. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo che si è riunita a Montecitorio, con la partecipazione del ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini che, al termine della riunione, si sposterà al Senato per concertare con la presidenza di palazzo Madama, le modalità di svolgimento del dibattito. Alla Camera il presidente del consiglio parlerà per 40 minuti, mentre due saranno le ore dedicate al dibattito: 31 minuti è il tempo concesso al gruppo Pd per gli interventi in aula; 17 minuti M5S; 16 minuti al Pdl; Scelta Civica e Sel, 12 minuti; Lega Nord e Fdi 10 minuti, gruppo Misto 10 minuti. Tutto il confronto parlamentare dovrebbe concludersi entro le 22.Mercoledì per la concomitanza del dibattito sulle comunicazioni di Letta, non avrà luogo il previsto question time, mentre il ministro Franceschini ha chiesto di spostare a un altro giorno il dibattito sulla cessione di Telecom. "Le comunicazioni del presidente del Consiglio - ha detto Franceschini, spiegando come si concluderà il dibattito - prevedono sempre la possibilità di presentare dei documenti sui quali si può porre la fiducia. Molto probabile che questo accada ma decideremo cosa fare e come procedere in base all'andamento del dibattito e a cosa diranno i gruppi".
Il premier Enrico Letta, al ritorno ieri sera dall'incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha le idee chiare sulla strada da seguire. "Chiederò mercoledì la fiducia alla Camera e al Senato ma non per governare tre giorni ma per andare avanti con il programma. Non farò il Re Travicello", è la condizione del presidente del Consiglio che chiarisce che non ha intenzione di governare "a tutti i costi" e sa che, per evitare maggioranze 'scilipotiche', "tutto dipende dal Pdl" e dallo scontro apertosi dalla dissociazione dei ministri ai diktat di Silvio Berlusconi. Letta, nonostante la delicatezza della situazione, non ha rinunciato ieri sera a partecipare, in collegamento da Palazzo Chigi, a 'Che Tempo che fa'. E ospite di Fabio Fazio, il presidente del Consiglio decide di mettere in chiaro la posta in gioco perché lui resti al suo posto. Chiarendo, in linea con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che con il Porcellum "non si può e non si deve votare" perché il rischio molto concreto è ritrovarsi con un esito senza maggioranze nette. Ma, chiarisce il premier, la spada di Damocle della legge elettorale non vuol dire essere condannati ad un governo qualsiasi. "Se non c'è la fiducia, trarrò le conseguenze. Io voglio la fiducia per continuare come prima e andare avanti a realizzare riforme per il Paese", sostiene il capo del Governo che, per rispetto del Parlamento, inserisce solo la legge di stabilità tra i punti del discorso programmatico che farà alle Camere per chiedere la fiducia. E chiarisce che per riforma della giustizia non si può pensare che "voglia dire parlare di Berlusconi".Il premier, convinto della necessità della verifica "perché il Pdl aveva minato la democrazia" con la minaccia delle dimissioni di massa, non si sbilancia però sull'esito. Nè sullo sbocco del duro confronto dentro il Pdl. "Onestamente ho perso il filo da un po' di giorni delle delle posizioni del Pdl. Ma i ministri hanno posto delle valutazioni e c'è un dibattito", si limita a dire Letta, ammettendo, però, che "tutto", l'esito della verifica in Parlamento e i numeri per andare avanti, dipende dallo sbocco del confronto tra i berlusconiani. Ma, osserva, "a quel che dicono i sondaggi, la stragrande maggioranza degli elettori" del Pdl vuole "che continui l'esperienza del governo". In diretta Sandro Bondi lo accusa di "fomentare le divisioni del Pdl". E il premier fa, ancora una volta, professione di calma: "A Berlusconi auguro serenità perchè quello che manca in questo momento è la serenità".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: