venerdì 25 giugno 2021
Focolai e picchi di contagi, spinti dal ceppo indiano, spaventano ormai mezzo Pianeta: Israele verso il ritorno alle mascherine al chiuso. La nostra curva ancora in discesa
L'estate con l'incubo variante Delta. Ecco cosa può succedere in Italia

Reuters

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L’allerta cresce a ogni giorno che passa. Perché – semplicemente – il virus non se n’è affatto andato. La variante Delta da questo punto di vista assomiglia sempre più alla “scusa” per riportare tutti coi piedi per terra, fuori e dentro l’Italia: è vero, gli studi lo hanno confermato, è più contagiosa (anche del 40%), con buona probabilità è in grado di innescare forme più gravi di Covid e ha anche la capacità di “bucare” la prima dose di vaccino. Ma di coronavirus sempre si tratta: si prende e si propaga allo stesso modo (in assenza di mascherine, all’interno di assembramenti), si combatte allo stesso modo (cioè indossando la mascherina al chiuso, rispettando il distanziamento) e si sconfigge, anche, nell’unico modo che ci è per ora possibile, cioè con la vaccinazione completa. Con questa certezza si stanno muovendo le autorità sanitarie di mezzo Pianeta: da Israele all’Inghilterra (altri 16mila i casi registrati ieri) fino agli Stati Uniti, l’imperativo è procedere il più in fretta possibile con le immunizzazioni.

E, parallelamente, rallentare sul fronte delle riaperture: tornare a indossare le mascherine al chiuso (la decisione forte al vaglio in Israele appunto), procedere col tracciamento e il sequenziamento dei tamponi a tappeto (la Finlandia in queste ore ha lanciato un allerta a tutti i Paesi europei per alcuni focolai registrati negli ospedali), tenersi pronti a introdurre nuove restrizioni (Germania). In Italia – è una buona notizia, anche se ieri sera è stato convocato d’urgenza un vertice tra Cts e ministero della Salute – la situazione resta sotto controllo. Sono i numeri del Bollettino del ministero della Salute a confermarlo: dati quotidiani, va ricordato, che fotografano contagi avvenuti tra i 10 e i 14 giorni fa. Quando cioè non solo larga parte del Paese era già in zona bianca, ma la variante Delta era già abbondantemente presente e moderatamente circolante.

Risultato: anche ieri i casi registrati sono stati 927 (951 il giorno prima, ma soprattutto 1.325 giovedì scorso), con oltre 188mila tamponi processati, per un tasso di positività stabile allo 0,5%. Sempre in discesa in ricoveri (-16 terapie intensive, -113 ricoveri ordinari), sempre in aumento i guariti (oltre 6mila in 24 ore), 28 i decessi.

Meritano particolare attenzione i numeri della Lombardia, la regione più popolosa d’Italia, da sempre la più colpita ma anche quella più vicina ormai al traguardo dell’immunità di popolazione (oltre 8 milioni di a- bitanti su 10 milioni hanno ricevuto la prima dose, quasi 6 milioni entrambe): qui, dove nei giorni scorsi è stato lanciato il primo allarme per un focolaio di variante Delta in una palestra, e dove secondo i dati diffusi proprio mercoledì sul sequenziamento dei tamponi il ceppo indiano rappresenta il 4% dei tamponi positivi, la situazione è confortante.

Appena 155 i casi in un giorno, per un tasso di positività addirittura più basso rispetto a quello nazionale (0,4%), 27 a Milano città. Il rischio che l’epidemia possa riprendere vigore, insomma, per ora sembra scongiurato: complice anche la situazione climatica nostrana, che già l’anno scorso ci aveva fortemente avvantaggiati con la vita sociale per lo più all’aperto (in Inghilterra questo mese di giugno, meteorologicamente parlando, è sembrato novembre). Anche se urge sequenziare di più, insistono gli esperti, pratica ancora troppo a macchia di leopardo sul territorio (alcune Regioni lo fanno col 100% dei tamponi positivi, altre con nessuno).

L’autunno, tuttavia, è alle porte. «Sarà temibile per i non vaccinati, non tanto per la collettività » è la previsione di Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute per l’emergenza coronavirus e docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma. «Sarà un problema di vulnerabilità individuale» e l’unico modo per prevenirlo resta la vaccinazione dei più fragili: ancora oltre 2 milioni di over 60, cioè, che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Lo sa anche il commissario Figliuolo, che ieri ha insistito sul punto: «Se la variante Delta mi preoccupa? Preoccupa tutti, ma abbiamo i vaccini.

E le persone vaccinate sono veramente protette da ospedalizzazione, terapia intensiva e soprattutto dalla morte», All’Italia, d’altra parte, resta anche lo “scudo” del tanto vituperato sistema a colori, che prevede la reintroduzione graduale di restrizioni al minimo innalzamento dei segnali di allerta sulla curva dei contagi e soprattutto dei ricoveri: se dovessero essere registrati, già nelle prossime settimane, il ritorno in zone gialle e arancioni scongiurerebbe la possibilità che la variante Delta possa spingere la curva fuori controllo. A Londra, ad esempio, si guarda con grande preoccupazione alla finale degli Europei a Wembley con 60mila spettatori. Per il nostro Paese c’è invece una cintura di sicurezza in più, che assieme al procedere della campagna vaccinale dovrebbe mettere l’Italia nella condizione di affrontare anche questa nuova minaccia.

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