lunedì 19 gennaio 2015
Vertice Berlusconi-Renzi. Sulla legge elettorale braccio di ferro nel Pd. La minoranza sfida il premier: il 29 pronti a votare contro. il testo al Senato.
QUIRINALE Il piano per farcela il 29 gennaio | Rispunta l'asse Alfano-Berlusconi 
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Italicum e corsa al Colle, giornata cruciale per Matteo Renzi che ancora una volta prova a forzare la mano per ottenere un duplice risultato. Da una parte al Senato il via libera in tempi brevi alla rifoma elettorale (sfidando ancora una volta la minoranza Pd che è sulle barricate per la faccenda dei capilista bloccati) dall'altra trattando con Berlusconi (che ieri ha avuto un lungo colloquio sul "metodo" per eleggere il successore di Napolitano con l'ex pupillo Angelino Alfano) per riuscire a centrare, magari con un colpo "secco" già alla prima giornata utile (vale a dire il 29 gennaio) una delle sfide più ardue: l'elezione del nuovo capo dello Stato. L'ex Cavaliere è arrivato a Palazzo Chigi poco prima delle undici, l'incontro è durato un'ora.  Nessun veto e nessuno stillicidio di nomi, è il ritornello di Renzi nelle ultime settimane. Il "candidato" ufficiale sarà reso noto solo 24 ore prima del voto. Per evitare polemiche. Nel frattempo il premier tesse la tela dei rapporti con tutti i soggetti politici, lavorando su "alleanze" a 360 gradi da Fi ai Cinque Stelle. GUERINI: NON SI È PARLATO DI QUIRINALE. Il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini ha sottolineato che non si è parlato di Qurinale ma di legge elettorale. "Abbiamo ribadito a Forza Italia la nostra posizione che prevede il no alle liste boccate e un meccanismo con capilista e preferenze. Attendiamo una risposta da Forza Italia" ha detto Guerini, al termine dell'incontro a palazzo Chigi tra il premier Matteo Renzi e il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi. "Penso che i capilista rimarranno 100" ha detto ancora l'esponente Pd mostrando ottimismo sulla tenuta del suo partito. "Il Pd troverà la sintesi".

LA MINORANZA PD RILANCIA: IN 29 PRONTI A VOTARE CONTROIl faccia a faccia con Berlusconi ha avuto come risultato l'inasprimento della battaglia interna al Pd con i dissidenti che rilanciano e si chiamano fuori. Nel corso dell'assemblea del Pd, convocata alle 12,30 e che si dovrebbe concludere con un voto, il senatore Paolo Corsini ha consegnato a Renzi il documento con cui i 29 parlamentari di minoranza spiegano la posizione del gruppo contrario a votare la legge. "Ormai non c'è alcuna trattativa" tra la minoranza Pd e i vertici del partito. E siamo in 29 senatori Pd a confermare la linea del no ai capilista bloccati" nell'Italicum. Lo dice il Dem Miguel Gotor, a pochi minuti dall'assemblea del gruppo con Renzi. "Ormai la discussione è solo con Berlusconi", aggiunge il senatore bersaniano.   L'ASSEMBLEA PD VOTA, ORA IL TESTO IN SENATO.  L'assemblea del Pd ha proceduto alla votazione, che si è conclusa con 71 voti a favore, un astenuto e 29 firmatari del documento che non hanno partecipato. Una cifra, in totale, che sembra perseguitare il Pd, perchè l'addizione dei tre gruppi porta a 101, il numero dei franchi tiratori che non porto all'elezione di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica. Renzi comunque si è detto soddisfatto dell'esito del voto. "Cerchiamo di essre ottimisti sapendo che in numeri ci sono" per dare al Paese una legge elettorale "efficiente" ha detto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Alle 16,30 di oggi è convocata l'aula del Senato. MALUMORI ANCHE IN FI. Intanto anche dentro Forza Italia permangono i dubbi e i malumori sul testo della nuova legge elettorale, e in particolare sull'emendamento che introduce il premio di maggioranza per la lista e non per la coalizione, nonchè la soglia di sbarramento abbassata al 3% e i 100 capilista bloccati. Temi che vedono la netta contrarietà dei frondisti azzurri, capitanati da Raffaele Fitto - si susseguono nelle ultime ore incontri dei malpancisti per decidere la strategia - e che Berlusconi dovrà 'sondarè prima di presentarsi all'appuntamento in Aula. Resta, viene spiegato, l'ipotesi di non votare l'emendamento sul premio di maggioranza, ipotesi di cui avrebbe parlato il Cavaliere con Renzi.

«ITALICUM MODELLO EQUILIBRATO». "Con l'Italicum preferenze e singoli candidati di collegio. Spariscono le liste bloccate. Ballottaggio è garanzia anti-inciucio". Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi suTwitter nel giorno in cui entra nel vivo al Senato l'esame sulla nuova legge elettorale. A parere di Renzi, si elimina il "potere di veto" dei piccoli partiti, ma si mantiene la rappresentanza: "le soglie di accesso scendono al 3%. Modello equilibrato, no?", scrive ancora.  

LA SFIDA DI RENZI ALLA MINORANZA PD. Un "momento chiave" per "uscire dalla palude". Matteo Renzi, ai senatori del Pd riuniti ieri a palazzo Madama per discutere del rush finale sulla legge elettorale, ha messo subito le cose in chiaro. "Sono 8 anni che si parla di legge elettorale senza decidere", ha spiegato il premier sottolineando che "ora è il momento di decidere". Renzi ha detto che non ci sono alternative all'Italicum 2.0, si è detto pronto a discutere ancora per "evitare "rotture" ma dicendo "no ai ricatti". Per questo, il segretario del Pd ha aggiornato l'assemblea a stamattina alle 12 con un conseguente slittamento dell'avvio del voto in aula al Senato (slittato quindi al pomeriggio di oggi). Ma oltre non si può andare.  RENZI: CRITICHE INGIUSTE. Renzi non ha evitato di affrontare la minoranza interna che in queste ore sta dando battaglia sulla legge elettorale: "Sono ingiuste e generose le critiche" all'Italicum della minoranze le cui richieste su soglie, liste bloccate e alternanza "sono state accolte". Renzi ha aggiunto rivolgendosi a Miguel Gotor (primo firmatario di un emendamento che chiede l'abolizione dei capilista bloccati e la reintroduzione delle preferenze) e compagni: "Non si può usare un gruppo minoritario come un partito nel partito". La sfida è ancora una volta aperta con la minoranza che minaccia appunto una fronda interna: "Se non ci saranno novità, noi manteniamo il punto e voteremo i nostri emendamenti: continuiamo a dire no a un Parlamento di nominati. Siamo una trentina, in aula vedremo" ha detto Gotor.  LA QUESTIONE DEI CAPILISTA BLOCCATI In una conferenza stampa, ieri pomeriggio, è stato illustrato l'emendamento che propone preferenze per tutti i candidati nei collegi plurinominali, mentre il 30% dei deputati verrebbe eletto in listini bloccati (di due o tre nomi) su base regionale. Invece, ha sottolineato Gotor, con i capilista bloccati le preferenze varrebbero solo per il partito che vince le elezioni, con gli altri che eleggerebbero solo i capilista bloccati. Insomma, il 60% andrebbe alla Camera con questo sistema. "Questa non è una trattativa - ha detto Gotor - ma una svendita: abbiamo ceduto sulla soglia del di sbarramento ai piccoli partiti, sulle pluricandidature a Ncd, sui capilista bloccati a Fi. Chiediamo un confronto serio, effettivo, reale su una proposta che è sostenuta da un terzo dei senatori del Pd" ha detto ancora Gotor aggiungendo che se restano i capilista bloccati lui non voterà l'Italicum. "La conseguenza - ha aggiunto - sarà che l'Italicum venga approvato con il voto di Fi". ZANDA: SOLUZIONE POSSIBILE "Personalmente sono convinto che dobbiamo cercare fino all'ultimo nanosecondo l'unità del gruppo" sulla legge elettorale ha detto lunedì Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato, aprendo l'assemblea dei senatori con Matteo Renzi. Zanda ha detto che "ci sono questioni ancora aperte" come l'emendamento Gotor contro i capilista bloccati. Esso però contiene "differenze non sulla formula del sistema ma sulla quantità in cui si declina". "I lavori del Senato sull'Italicum "devono terminare prima delle votazioni per l'elezione del Presidente della Repubblica" ha detto ancora Zanda. "Da un punto di vista di tecnica parlamentare - ha aggiunto - ai 44.000 emendamenti della Lega terremo botta contro chi usa strumenti parlamentari con l'unico obiettivo di allungare i tempi".

 

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