martedì 20 gennaio 2015
​In Prefettura a Milano faccia a faccia con le delegazioni per più di un'ora. Concordato il metodo, ma non ancora il candidato.
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Silvio Berlusconi e Angelino Alfano più di un’ora faccia a faccia, non accadeva dai tempi della dolorosa rottura di un anno e mezzo fa. Il risultato è un 'patto di consultazione' che vincolerà i due gruppi in grado di far pesare i 250 voti fra parlamentari e rappresentanti delle regioni dell’area Ppe-ex Pdl. Nessun nome, però, alla vigilia dell’incontro del leader di Forza Italia con Matteo Renzi, stamattina, nel quale i due leader dovranno finalmente mettere le carte sul tavolo in vista della prima convocazione delle Camere in seduta comune. E nessun nome porterà Berlusconi oggi a Renzi. Il leader di Fi prova a ricompattare il centrodestra, chiama Renato Brunetta con una telefonata che segna il disgelo dopo la bacchettatta di sabato per i toni eccessivi anti-Renzi. Ma la vera mossa a sorpresa è l’incontro in grande stile con i fratelli separati di Area popolare, Ncd e Udc, con i quali aveva fissato un incontro in campo neutro, in prefettura, in qualche modo - anzi - territorio di Alfano, ministro dell’Interno. Un incontro in realtà organizzato già da qualche giorno, vista la composizione non occasionale delle due delegazioni: erano presenti anche Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello per Ncd-Area popolare, e Niccolò Ghedini e Giovanni Toti per Forza Italia. Alla fine l’ex premier scivola via dal Palazzo di corso Monforte con la bocca cucita, e va ad Arcore a preparare il vertice di stamattina. L’obiettivo comune, dice Cesa, è «contrastare il monocolore Pd nelle cariche istituzionali». L’intesa è di rivedersi fra una settimana, alla luce dell’evoluzione della trattativa con il Pd. Tocca al ministro dell’Interno dare il senso: «Con Berlusconi abbiamo deciso di unire le forze del Ppe per condividere la scelta di un candidato di area moderata e non del Pd», spiega Alfano ai cronisti. Di nomi - o di un nome secco su cui convergere - se ne parlerà nel nuovo incontro con Berlusconi. Spiega il leader Ncd ai giornalisti: «Abbiamo ragionato di un metodo, condividendo il fatto che mai in 20 anni l’area moderata che non sia di sinistra ha potuto esprimere il presidente della Repubblica, nonostante abbia vinto e governato l’Italia». Per questo, spiega, con Berlusconi è stato condiviso di «riunire le forze che fanno riferimento al Ppe» prima sul metodo e poi su un nome. Un incontro interlocutorio, e non poteva essere diversamente dopo tanta incomunicabilità, ma «una conversazione proficua, cordiale e propositiva», assicura. Che l’aria fosse questa si era capito dalle dichiarazioni del pomeriggio, in cui tutti gli uomini vicini a Berlusconi si erano spesi in dichiarazioni concilianti verso Alfano. Chiarimento anche con Brunetta. Con una telefonata in cui il leader di Arcore rivelava che ormai sulla riforma e sula legge elettorale aveva avuto una mezza promessa di slittamento a dopo il voto per il Quirinale. «Ti ho aiutato a togliere una pistola carica dal tavolo», rivendicava il capogruppo alla Camera, capofila delle schermaglie di Forza Italia. Ma ora anche lui sigla la tregua quirinalizia. 
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