domenica 29 aprile 2018
Il corso alla scuola di ballo “Ritmomisto” di Lavis tutti i giovedì pomeriggio: «Queste piccole ci hanno aperto la mente»
Le sette bambine che danzano sulla carrozzina
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«Pronte? Mani sulle ruote! Uno, due, tre… avanti». Sarà l’atavica magia della danza, ma lo spettatore si dimentica presto di quelle carrozzine ingombranti e vede soltanto l’armonia delle aspiranti ballerine, i loro visi rapiti dalla tensione verso la musica. «Fateci un sorriso, ragazze, che non guasta mai…» le rassicura la coreografa, incoraggiando quella leggerezza che è pur sempre una conquista per chi fuori dalla sala di ballo incontra ogni giorno i suoi ostacoli, portandosi dalla nascita il peso della disabilità.

Eccole, ormai, alle prove generali del saggio di fine anno le 'Seven fighters', sette piccole lottatrici che da ottobre ogni giovedì si avvicinano per un’ora e mezzo all’ambiente fascinoso della danza, realizzando quel sogno che una di loro quest’estate aveva confidato alla sua mamma: «Potrei anch’io provare a ballare?».

«E perché no?» le hanno incoraggiate la fisioterapista e un medico neuropsichiatra, incrociando ben presto l’accoglienza coraggiosa di 'Ritmomisto', un’avviata scuola di danza con 200 allievi a Lavis, periferia nord di Trento. Dai balli di coppia alla capoeira, dalla classica alla zumba, con porte aperte a tutte le età ed ora – con quest’appuntamento del giovedì al quale prendono parte 7 bimbe di vari paesi trentini – a tutte le diverse abilità.

«Questo piccolo progetto era scritto già nel nome scelto dai miei genitori, “Ritmomisto” appunto, per accogliere la varietà della danza – spiega a fine prove l’insegnante Manuela Zennaro, anima della scuola –, queste ragazzine dai 6 ai 13 anni hanno competenze motorie, e non solo, ben diverse per cui la danza creativa punta a trovare insieme soluzioni nuove. Ma lo facciamo con semplicità in un clima familiare». Alcuni nastri bianchi trasformano il manubrio delle carrozzine in code di cavallo, i pon pon colorati le incendiano di colori. «Va bene così, adesso ci rilassiamo un attimo!».


Le ragazze misurano i loro progressi negli ampi specchi sulle pareti («Ora si spingono più disinvolte in carrozzina» raccontano i genitori), orgogliose delle sequenze apprese con pazienza nei mesi autunnali – mani in alto, prima posizione – e inserite con continuità nello spettacolo di Pippi Calzelunghe che tutta la scuola metterà in scena il prossimo 26 maggio al Parco Urbano di Lavis, con una canzone di Paolo Nutini. Oltre che sulle trecce, l’effervescente Pippi trentina, che è ipovedente, può appoggiarsi per ora sulla sbarra che le offre un riferimento spaziale, ben guidata dalle altre colloboratrici, l’educatrice Federica Coser e l’allieva di classica Ilenia Zambaldi: «In fondo anche Calzelunghe cercava tenacemente di realizzare quanto gli altri ritenevano per lei impossibile», spiega efficacemente Zennaro e la complicità con la ribelle creatura di Astrid Lingren si coglie nell’entusiasmo con cui le altre bimbe in carrozzina interpretano l’aiuto galoppante dell’inseparabile “zietto”.

«Il valzer è davvero spettacolare, ma anche il cha cha cha», osserva una bimba dopo l’iniziale ascolto musicale. Poi ci si ferma per il brindisi di compleanno alla maestra Manu – come in tutte le scuole di danza – e via con gli esercizi di riscaldamento. La maestra riprende chi era un po’ distratto fino all’arrivo – sempre molto attese – di cinque ragazze senza carrozzina che partecipano alle prove e allo spettacolo insieme alle altre sette: «Sono simpatiche e via via è cresciuta la confidenza con loro», rileva Giorgia, testimoniando una normalità che vale già il prezzo del biglietto dello spettacolo. Conclude Manuela Zennaro: «In questo senso il progetto non è unidirezionale. Oltre che alle ragazze con disabilità, quest’attività mista, che è di ricerca ma anche di amicizia, fa bene a tutti, ha aperto la mente di molte persone».

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