giovedì 21 luglio 2016
Ormai le ’ndrine hanno messo le mani sul settore. L’operazione Alchemia conferma il patto con la camorra per controllare le scommesse online: «Capacità sinergiche».
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Gli uomini della ’ndrangheta erano arrivati ai livelli più alti del mondo dell’azzardo legale. Fin nei palazzi romani di una delle principali associazioni di categoria, la Sapar che, scrive il gip Barbara Bennato nell’ordinanza dell’operazione 'Alchemia', «raggruppa oltre 1.500 tra produttori, rivenditori e gestori di apparecchiature elettroniche da intrattenimento, assicurando loro assistenza e consulenza fiscale, sindacale e legale». La conferma del grande interesse delle cosche sull’affare, soprattutto quello on line. Sono centinaia i riferimenti nell’ordinanza nella quale ancora una volta compare il patto tra ’ndrangheta e camorra (il clan dei 'casalesi') per spartirsi l’affare grazie a imprenditori del settore. Azzardo legale. Ancora una volta. «Si coglie, a piene mani – si legge nell’ordinanza –, la capacità sinergica di uomini, già espressione di singole cosche della ’ndrangheta, di operare sinergicamente a pro·degli interessi della stessa intesa quale organismo unitario nello specifico, lucroso, settore delle scommesse e del relativo mercato».

Centrali sono A.P. e E.hud Goldshmidt, imprenditori dell’azzardo che, scrive il gip, «consci della storia criminale degli interlocutori imprenditoriali non avevano affatto disdegnato di entrare in affari con costoro, scelta estrinsecatasi nel procacciamento di slot machines da installare nella Sala Giochi Ca’ Royale (di fatto gestita dalla cosca, ndr) e nella mediazione con compratori esteri per ottenere l’omologazione di una nuova piattaforma software per la gestione del poker on line», sviluppata in Israele. Il tutto «tramite l’appoggio della ditta S.G.T.- Società Gestioni Telematiche spa e dell’Associazione di categoria Sapar». Proprio con questi interlocutori si era «concordato di procurarsi a breve una 'concessione' per la raccolta delle scommesse on line, in vista di un incontro coi rappresentanti della Sapar, programmato dopo capodanno» del 2009. «Il 24 dicembre – riferisce il gip – il P. aveva contattato G.C. e, dopo lo scambio cli auguri natalizi, gli aveva dato conferma dell’avvenuto 'contatto' con il rappresentante della Sapar, mostratosi interessato alla trattativa con il Goldshmidt».

L’affare poi sfuma ma solo per questioni economiche. «Qui c’erano tutti i presupposti perché il reato fosse portato a termine – spiegano gli inquirenti – e l’affare non si realizza solo ed esclusivamente perché si sono trovati davanti a un affare diverso e non è andata in porto la trattativa. Ma erano prontissimi a fare tutto quello che c’era da fare. Purtroppo – aggiungono – noi interveniamo quando il reato anche nella forma tentata è stato realizzato, non facciamo prevenzione che toccherebbe ad altri». Anche perché, avvertono, «la ’ndrangheta, soprattutto al Nord, si muove con un’agilità straordinaria e cerca di sfruttare tutto ciò che è sfruttabile. Esportano il loro know how tipico, cioè il movimento terra e il calcestruzzo, ma poi una volta che si trovano sul posto invadono tutti i settori economici, 'gioco' compreso, perché hanno una capacità economica che le imprese private non hanno: soldi da investire e poi riescono a superare le pastoie burocratiche grazie al metodo mafioso». Insomma, «ormai è un passo oltre. La ’ndrangheta si è ulteriormente specializzata. Quando hai in mano il denaro e la possibilità di investire non è più necessaria la violenza. E ti metti in un circuito quasi legale». Esattamente come nell’azzardo.

*** AGGIORNAMENTO

L'imprenditore A.P. è stato assolto ex art. 530 cpp perché il fatto non sussiste con sentenza in primo grado emessa in data 18/07/2020 dal Tribunale Collegiale di Palmi, alla quale la Dda di Reggio Calabria ha fatto appello.

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