sabato 16 febbraio 2013
​A Padova l'annuncio del ministro Paola Severino: dal governo stanziati 16 milioni di nuovi fondi. occupare i detenuti abbatte il tasso di recidiva di circa il 2%. Il progetto è guardato con interesse dagli imprenditori, che potrebbero ottenere anche benefici fiscali per ogni assunzione.
Le cooperative: pochi impegnati
COMMENTA E CONDIVIDI
​I primi ad applaudire sono proprio loro, i detenuti che lavorano e che non vogliono mancare all’appuntamento col ministro della Giustizia, Paola Severino. Ma un fragoroso battimani arriva anche dai cooperanti di “Alice” che nel carcere di San Vittore di Milano confezionano le toghe dei magistrati. E, insieme a loro, dai colleghi delle cooperative dei penitenziari di Rebibbia, Rimini, Torino, Massa Carrara, Milano, che riempiono di festa l’ampio salone del centro “Papa Luciani” del carcere di Padova. «È stato firmato in Consiglio dei ministri il decreto che dispone che 16 milioni di euro vengano destinati al lavoro carcerario. Mi sembra una notizia straordinaria», aveva appena confermato il ministro Severino, raggiante di soddisfazione. Ringrazia, commosso, il presidente del Consorzio Rebus, Nicola Boscoletto, una vita dedicata all’occupazione dei detenuti. E, in particolare, alla legge Smuraglia e alle sue possibili innovazioni. «Dopo 30 anni siamo di fronte ad una svolta», chiosa. Sì, ma quanta fatica. Lo ammette anche il ministro. «Abbiamo lottato con le unghie e con i denti per ottenere questa somma proprio perché tutti crediamo che il lavoro carcerario rappresenti una delle strade maestre per arrivare alla risocializzazione del condannato». Risocializzazione? È vero, anzi verissimo, ammette il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, ricordando i mugugni in città di chi faceva paragoni tra gli impoveriti dalla crisi e i fondi per l’integrazione dei detenuti. «È bastato impiegare nella pulizia dei marciapiedi 15 lavoratori del “Due Palazzi”, solitamente addetti ad attività socialmente utili, perché i nostri concittadini si ricredessero». «I nostri studi dimostrano che la recidiva si abbatte a circa il 2% – insiste il ministro Severino – per i detenuti che lavorano e allora se vogliamo trovare un sistema di deflazione carceraria che sia definitivo, stabile e che consenta alla società di avvicinarsi al detenuto e al detenuto di avvicinarsi alla società, questo è il lavoro carcerario».Arrivano anche gli imprenditori, al “Papa Luciani” per testimoniare che il lavoro dentro e fuori le carceri ripaga. Certo non tutti la pensano come i rappresentanti di Confindustria Padova. Ed ecco, allora, l’incoraggiamento della Severino. «Il lavoro carcerario costa quindi bisogna incoraggiare le imprese ad intraprenderlo. Noi dobbiamo affrontare questa fase di costi iniziali sapendo che poi le imprese non si pentiranno di aver fatto qualcosa che è a fin di bene ma potrà anche diventare a fine di profitto», puntualizza la titolare della Giustizia. Che si rende perfino disponibile a considerare la prospettiva della defiscalizzazione per le imprese che assumono carcerati. Si sa, le richieste delle cooperative sono per un aumento dello sgravio Inps e del credito d’imposta. «Credo che questo sia un tesoretto da custodire con molta cura – rassicura Severino – e quindi la decisione su come e a chi distribuirlo e in che modo creare questo tipo di vantaggi, sia estremamente importante».Sale sul palco, anche lei commossa, Giovanna di Rosa, componente del Consiglio superiore della magistratura. «Questo è un bellissimo risultato», sottolinea. E spiega: «Noi magistrati vogliamo essere accanto ai detenuti. Ma abbiamo bisogno del lavoro perché è una risorsa indispensabile per il cambiamento della loro condizione».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: