giovedì 30 maggio 2013
​L'età media è più bassa di quasi 24 mesi. Indagine Almalaurea. Cammelli: «Abbiamo ragazzi con voglia di studiare». Puglisi (Uilm): «A un anno dal termine dei corsi, oltre la metà ha già trovato un lavoro».
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​Laureati più giovani e con una maggior frequenza alle lezioni in università. È la fotografia, forse inaspettata, che emerge dal XV Rapporto proposto da Almalaurea sull’identikit dei laureati 2012. E per presentarlo in una Giornata di studio con esperti e protagonisti, è stato scelto un ateneo, lo Iulm di Milano, che dal Rapporto può trarre dati confortanti. Lo sottolinea il suo rettore Giovanni Puglisi, che è anche vicepresidente della Crui, (la Conferenza dei rettori italiani) ricordando come «la percentuale dei laureati triennali Iulm che lavorano a un anno dal conseguimento del titolo di studio è pari al 51,3% cioè oltre il 7% in più della media nazionale, mentre per le lauree magistrali si arriva al 78,4% con oltre 19 punti percentuali in più».Ma sono i dati complessivi riferiti da Andrea Cammelli, presidente di Almalaurea, a dare uno spaccato sorprendente soprattutto prendendo quello dell’età media in cui i ragazzi completano il percorso di studi: si passa dai 26,8 anni dei laureati 2004 ai 24,9 anni di quelli del 2012, con un calo di quasi 24 mesi. «È un dato notevole che testimonia come all’università approdino ragazzi desiderosi di studiare e di compiere nei tempi canonici il proprio percorso» commenta Cammelli. E in questo obiettivo sono aiutati anche della situazione economica (leggi la crisi e la difficoltà di un collocamento lavorativo al termine degli studi, ndr) e dalle stesse università. «L’università in questi anni è cambiata molto – aggiunge il presidente di Almalaurea –. Prima della riforma (che ha introdotto la laurea triennale e il biennio di specializzazione, ndr) meno del 10% si laureava in corso, cioè negli anni previsti dal percorso di studi. Oggi sfioriamo il 41%, con il 39,5% soltanto nelle triennali». Davvero un bel balzo in avanti, anche se «nel nostro Paese continuiamo a restare con un tasso di laureati molto più basso di altri Paesi. Si pensi che sulla popolazione dei diciannovenni soltanto il 30% prosegue gli studi all’università». Tra i motivi dell’abbassamento dell’età media dei laureati vi è anche il fatto che «il 60% degli studenti delle triennali pensa di proseguire nella laurea specialistica, e questo è un incentivo molto forte a cercare di completare nei tempi la triennale, e poi farlo anche per la specialistica». Infatti il calo dell’età media nel raggiungimento dell’obiettivo vale anche per i laureati delle magistrali (la specialistica) che si colloca a 25,2 anni, e quelli delle magistrali a ciclo unico, con il 26,1%. Significativo secondo il Rapporto di Almalaurea anche l’impegno che i giovani universitari pongono nel loro studio. «È in forte crescita la frequenza alle lezioni – sottolinea Cammelli –. Il 68% dei laureati dichiara di aver frequentato oltre i tre-quarti degli insegnamenti previsti dal percorso di studi». Quest’ultimo, grazie anche all’impegno degli atenei e del mondo dell’impresa, si caratterizza molto anche con «esperienze di tirocinio e stage, che è patrimonio per il 60% dei laureati e può essere vantata nel bagaglio formativo». «Dati che in molti casi – conclude Cammelli – sfatano alcuni luoghi comuni sul mondo universitario. Un esempio? Oltre il 31% dei laureati è disponibile a effettuare trasferte per il lavoro, persino di residenza».
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