domenica 24 luglio 2022
Nella struttura, gestita da diocesi e parrocchia, dal 1995 a oggi sono passati i bimbi di Chernobyl, poi tanti minori non accompagnati afghani
I volontari organizzano l'accoglienza nella Casa del migrante di Riace

I volontari organizzano l'accoglienza nella Casa del migrante di Riace - A.M.M.

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Diciotto camere a due letti con bagno e aria condizionata, altre camere a 3-4 letti con bagno esterno ma sempre con aria condizionata. In tutto 60 posti letto. Con cucina, grande sala da pranzo e altre sale per incontri.

Eccola, la “Casa del pellegrino e del migrante” della diocesi di Locri-Gerace.

Nelle scorse settimane ha accolto 80 immigrati, in gran parte afghani, che erano sbarcati sulla spiaggia di Camini e ora è pronta per accogliere nuovi arrivi che lungo la rotta turca approdano sulle coste della Locride, in gran parte a Roccella Jonica. Un’accoglienza che va avanti dal 1995.

Siamo a Riace, nota per la vicenda dell’ex sindaco-simbolo Mimmo Lucano, condannato in primo grado a 13 anni per irregolarità nell’accoglienza degli immigrati gestita dal comune. Ma quest’altra accoglienza non si è fermata, e prosegue in silenzio, grazie all’impegno della diocesi, della Caritas, del parroco don Gianni Piscioneri, di tanti volontari, e di alcune amministrazioni comunali come quella confinante di Camini.




A disposizione 60 posti letto
«Se le istituzioni ci chiedono aiuto
noi ci siamo, ma ci devono permettere
di operare nella massima regolarità»
avverte il vescovo di Locri-Gerace, Franco Oliva

Un’accoglienza preziosa soprattutto in questo anno record di approdi sulle coste calabresi, anche perché altre strutture di questo tipo, pronte ed efficienti, non ce ne sono. Al punto che nei prossimi giorni dovrebbe essere realizzato un accordo con la prefettura per fare della “Casa” un centro di prima accoglienza, come era stata già nel passato.

«L’accoglienza o si fa per bene o non si fa. La carità è nascosta. Quando non è nascosta è palcoscenico» dice don Gianni, che oltre a essere responsabile di quattro parrocchie a Riace e Camini, è anche rettore del frequentatissimo Santuario dei Santi Medici presso il quale è stata realizzata la “Casa” inizialmente chiamata solo “del pellegrino”, ma poi intitolata anche al “migrante” su decisione del vescovo, don Franco Oliva.

La Casa del migrante di Riace

La Casa del migrante di Riace - A.M.M.

Come precisa Renzo Valilà d’altronde, collaboratore della “Casa” e membro del Consiglio pastorale parrocchiale, «Riace ha una tradizione di più di un secolo di accoglienza legata ai pellegrini». Per questo venne realizzata la struttura che poi ha ampliato la sua accoglienza. Nel 1995 per un mese vennero ospitati 50 bambini bielorussi dell’area di Chernobyl. «Alla fine abbiamo affisso dei manifesti col resoconto delle spese fatte grazie ai fondi raccolti».

Nel 1998, tra luglio e settembre, furono ospitati 80 immigrati sbarcati sulla costa. Poi negli anni successivi trovarono rifugio altre persone giunte in ulteriori sei sbarchi, come centro di prima accoglienza. Nel 2016 quaranta minori non accompagnati restano nella “Casa” per un anno e mezzo nell’ambito del progetto Fami.

Quest’anno il 24 giugno arriva la richiesta della prefettura di Reggio Calabria e del sindaco di Camini per un approdo sulla spiaggia di Ellera, la frazione marina del comune. Così le porte si aprono per 80 immigrati, in gran parte afghani, ma anche egiziani, tra i quali 40 minori non accompagnati. Rimangono fino al primo di luglio, ma dopo tra giorni arriva una nuova richiesta per altri 60 immigrati giunti a Roccella Jonica. Sono nuclei familiari afghani. Tutto è pronto anche per loro, ma alla fine non arrivano. Sono gli afghani dei quali Avvenire ha scritto nelle scorse settimane, che sbarcano, non fanno domanda d’asilo, ricevono il decreto di espulsione e poi si allontanano autonomamente, ricomparendo in Val di Susa per tentare di entrare in Francia.

La “Casa” è comunque pronta per nuove richieste. «Se ci chiedono nuove accoglienze noi ci siamo ma ci devono permettere di operare nella massima regolarità e legalità» avverte il vescovo. Infatti la struttura è accreditata, ma serve la firma di una convenzione per farne un centro di prima accoglienza. «Noi per ora siamo stati un po’ una zattera di salvataggio, ma potremmo fare di più. Anche per non lasciare per giorni in condizioni indegne gli immigrati che sbarcano».

Ricordiamo che, infatti, attualmente l’unica struttura di prima accoglienza è un tendone nel porto di Roccella Jonica, oltre a qualche impianto sportivo in alcuni paesi della Locride. La “Casa” invece li potrebbe ospitare, per i giorni necessari, in modo degno e efficiente come ha già dimostrato. Facendolo bene e in silenzio. Come il comune di Camini di cui nei prossimi giorni racconteremo la bellissima storia di accoglienza.

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