martedì 15 aprile 2014
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Una vicenda giudiziaria lunga quasi 20 anni: cominciata nel 1994 con l'iscrizione nel registro degli indagati per concorso in associazione mafiosa, passata per due condanne pesanti, un annullamento con rinvio da parte della Cassazione, una nuova condanna nell'appello-bis a sette anni di reclusione. Queste le tappe del procedimento: a due anni dall'avvio dell'inchiesta, il 26 novembre del 1996, comincia l'udienza preliminare. Marcello Dell'Utri è accusato di collusioni trentennali con pezzi da Novanta di Cosa nostra e di avere garantito a Silvio Berlusconi, che in cambio avrebbe pagato fior di milioni, la protezione delle cosche. L'ex politico va a giudizio. Il 5 novembre del 1997, davanti al tribunale, presieduto da Leonardo Guarnotta, parte il processo di primo grado. Vengono celebrate 253 udienze e sentiti oltre 270 testi. L'11 dicembre del 2004 Dell'Utri viene condannato a 9 anni di carcere. Nel 2006 comincia il processo di secondo grado: la corte, presidente Claudio dall'Acqua, riapre l'istruttoria dibattimentale e sente tra gli altri l'allora neopentito Gaspare Spatuzza. Il collaboratore racconta in aula le confidenze ricevute dal boss Giuseppe Graviano che, nel '94, gli riferisce, raggiante, di avere il Paese nelle mani grazie ai suoi rapporti con Dell'Utri e Silvio Berlusconi. Il 29 giugno del 2010, dopo 117 ore di camera di consiglio, la corte condanna Dell'Utri a 7 anni, ma esclude che il manager abbia mantenuto rapporti coi clan dopo il '92. Il 9 marzo del 2012 la Cassazione annulla con rinvio la sentenza ed evidenzia alcune lacune nella motivazione. I giudici romani ripassano la palla alla corte d'appello di Palermo chiamata a rivalutare le condotte dell'imputato tra il 1977 e il 1992. Passa in giudicato, invece, l'assoluzione per le accuse successive al '92. Il nuovo processo d'appello parte il 18 luglio del 2012, lo stesso giorno in cui Dell'Utri apprende che i pm di Palermo lo indagano per estorsione ai danni di Berlusconi: l'inchiesta sarà poi trasferita per competenza a Milano dalla Cassazione. Arriva una nuova condanna a sette anni per concorso in associazione mafiosa: i giudici ritengono Dell'Utri non un semplice trait d'union, ma un vero e proprio "mediatore contrattuale" del patto di protezione tra Berlusconi da una parte e Cosa nostra dall'altra. Almeno dal 1974 al 1992 (per il periodo successivo Dell'Utri è stato assolto dall'accusa di mafia in via definitiva). La Cassazione, investita dai difensori dell'imputato, dovrà pronunciarsi ancora una volta sulla vicenda: potrebbe chiuderla - in questo caso la condanna di Dell'Utri diventerà definitiva e l'ex senatore, se tornerà in Italia, dovrà scontare la pena - o riaprirla di nuovo, disponendo un altro processo: sarebbe l'appello-ter.
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