venerdì 10 aprile 2020
Cesare Colosimo, direttore Diagnostica per immagini del Gemelli: diagnosi rese più sicure dagli strumenti della radiologia. «È comune avere malati i cui test risultano negativi»
Cesare Colosimo

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«Al momento attuale il tampone nasofaringeo costituisce lo strumento più utilizzato e sensibile per la diagnosi di infezione da coronavirus (Covid-19), con una capacità di identificare correttamente i soggetti ammalati piuttosto alta e vicina all’ottanta per cento ». Cesare Colosimo, direttore della Diagnostica per immagini del Policlinico Gemelli, va subito al punto: «Ma per una diagnosi affidabile e per la successiva cura serve un gruppo multidisplinare. La migliore diagnosi e cura dei pazienti con Covid-19 si ottiene infatti solo se funziona un vero “pool” composto da infettivologo, microbiologo, pneumologo, internista, anestesista rianimatore, radiologo. Queste figure possono e debbono insieme lavorare alla definizione del percorso clinico ».

Al Gemelli funziona così?

Certamente, ci basiamo sulla collaborazione multidisciplinare. In questo contesto la scelta di impiantare una Tac all’interno della terapia intensiva della sede Covid2/Columbus è stata vincente. In questo modo si riduce uno dei problemi maggiori dello studio radiologico dei pazienti Covid, cioè il trasporto: i pazienti non devono lasciare la terapia intensiva per eseguire lo studio Tac e questo da un lato riduce molto il rischio di diffondere il contagio e dall’altro abbatte i costi e riduce nettamente i tempi di esame.

Al momento al Gemelli quanti sono i pazienti Covid che risultano negativi al tampone?

È difficile indicare un numero preciso, perché la situazione è in continua evoluzione, ma è comune che in pazienti con quadro clinico e radiologico fortemente suggestivo di infezione da Covid- 19 si trovino uno o più tamponi negativi.

La radiologia ha dunque un ruolo decisivo?

È possibile trovare quadri radiologici (soprattutto con la Tac) fortemente suggestivi di polmonite interstiziale da Covid- 19, quasi asintomatici o addirittura asintomatici, con diagnosi solo successivamente confermata da un successivo tampone. In alcuni casi però il quadro della Tac è così specifico da superare addirittura la necessità del tampone, anche se frequentemente la diagnosi Tac si ferma a definire la presenza di una polmonite interstiziale, ma non è in grado di affermare con certezza la natura da Covid-19.

La Tac “passaggio obbligato” per capire quando è necessario il passaggio in terapia intensiva.

No, questo non si può dire; la necessità della terapia intensiva e dell’assistenza respiratoria viene dalla evoluzione clinica e dall’emogasanalisi, ma il risultato delle indagini radiologiche – e in particolare della Tac – contribuisce in maniera rilevante, soprattutto perché è in grado di definire l’estensione della polmonite, valutarne lo stadio evolutivo e verificare eventuali complicanze.

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