venerdì 18 gennaio 2013
​Il premier infastidito dalle parole del segretario democratico sui "partiti-persona". E chiarisce: nessun incontro segreto con lui.
Bersani: «Partiti personali cancro della democrazia»
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​«Non sono esperto di campagne elettorali, ma queste mi sembrano le parole di chi inizia a temerci...». Mario Monti legge sullo smartphone le stilettate di Pier Luigi Bersani contro i "partiti-persona" e commenta: «Sono sorpresi, stiamo rompendo le uova nel paniere. Hanno capito che davvero non saremo la stampella di nessuno. Il nostro scopo, la nostra partita è "costringere" tutti a inseguirci sulle riforme...».Ma non sono solo le parole di giornata di Bersani a indispettire il premier uscente. C’è anche la vicenda del presunto incontro segreto che si sarebbe svolto mercoledì mattina con il segretario Pd. «Da noi non è trapelato nulla, e certo non siamo stati noi a fornire quella versione fantasiosa», dicono gli uomini-comunicazione di Scelta civica riferendosi a quei giornali che hanno parlato di «patto di non belligeranza» in funzione antiberlusconiana. E per prendere le distanze dalle ricostruzioni dei media, Monti fa stendere una nota da Palazzo Chigi, affermando di aver avuto contatti telefonici in veste di presidente del Consiglio non solo con Bersani, ma anche con Alfano e Casini, in merito alla situazione in Mali, alla nomina di alcuni prefetti e al prossimo Consiglio Ue sul bilancio comunitario.Ma l’incontro de visu con Bersani c’è stato o no? Diversi, nell’entourage di Monti, ammettono che contatti ci sono stati anche fuori dai canali istituzionali. Ma con un unico fine: "promettersi" toni meno aspri per evitare che l’Italia appaia, all’estero, un calderone impazzito di propaganda e irresponsabilità. Perciò, alla fine della giornata, i resoconti giornalistici sono apparsi come uno «sgambettino» costruito dal Pd per restituire al Paese l’immagine di un Monti pronto a fare accordi sottobanco pur di andare al governo, e dunque con meno appeal presso i delusi del Cavaliere e i democrat "intimoriti" da Vendola. Nelle retrovie circola anche un’ipotesi maliziosa, quella per cui Bersani sia tornato a rendere "disponibile" per Monti il Quirinale.Perciò quel gelido commento del Professore: «Ormai ci temono». Un timore che, secondo i sondaggisti del rassemblement, si sostanzierebbe ormai nei numeri. Al Senato la fatidica quota 15 per cento sembra essere stata già superata. Se davvero fosse così, si riequilibrerebbero i rapporti di forza nella fase post-voto.Ma che Monti pensi in grande, e non da "stampella", lo si capisce anche dal primo videomessaggio lanciato sul suo neonato profilo Facebook. Che si apre con un appello al voto: «Gli italiani – dice il Professore – sono maturi, con i loro sacrifici hanno tirato l’Italia fuori da una crisi che avrebbe distrutto l’Europa. Ora reagiscano alla sfiducia nella politica, non semplicemente non votando o scegliendo la protesta o la rabbia, ma aiutando la politica, che è una cosa di tutti noi, a migliorare». E prosegue: «Dopo aver fatto una cosa difficile, cioè salvare l’Italia dalla crisi finanziaria, ho pensato di farne una ancora più difficile, che ho sentito come dovere morale: mobilitare energie fresche della società civile per cercare di ridare serietà alla politica». Una politica, continua il premier uscente, che si deve occupare «non di clientele, non di apparati, ma di cittadini, soprattutto quelli che oggi sono bambini». Infine una battuta: «La gente mi diceva: "Vada avanti", ma se può ci tassi un po’ di meno...».
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