martedì 19 luglio 2016
La costa tirrenica calabrese in ginocchio, a centinaia in strada Binari e municipi occupati, traffico in tilt: «Non ci fermiamo»
La rivolta del mare sporco
COMMENTA E CONDIVIDI
La Calabria è al settimo posto tra le regioni nella nuova 'Guida Blu' stilata da Legambiente e Touring club per la classifica del mare più bello: quattro vele per Scilla e Riace lungo il Tirreno e lo Jonio, tre pure per Tropea, Zambrone, Palmi, Bova Marina, Brancaleone, Melito di Porto Salvo, Palizzi, Monasterace, Crucoli e Isola Capo Rizzuto tra le province di Crotone, Vibo e Reggio. Dati da far gonfiare il petto, resi noti a giugno e. Senza dimenticare le bandiere blu assegnate a varie località. Gli ultimi giorni, però, raccontano mare sporco e rabbia dei turisti, chiazze in acqua e dure proteste di cittadini e commercianti. Con le istituzioni che da un lato si stanno dimostrando incapaci d’intervenire come necessario, dall’altro continuano a ripetere promesse e rassicurazioni vecchie di decenni. Come lo slogan ormai celebre del presidente della Regione Mario Oliverio, «Avremo un mare da bere». Domenica un centinaio di persone tra commercianti, operatori turistici e cittadini di Nicotera, nel Vibonese, hanno occupato la stazione ferroviaria di Rosarno per alzare il livello della protesta contro il mare sporco. I manifestanti si sono sistemati sui binari bloccando la circolazione ferroviaria sulla linea, con altri slogan: «Non rendete il nostro paradiso un inferno ». E ancora: «Ci stiamo ammalando». Dieci treni, cinque a lunga percorrenza e altrettanti regionali, sono rimasti fermi in varie stazioni a nord e a sud di Rosarno. Il blocco dello scalo rosarnese, snodo importante della dorsale ferroviaria oc- cidentale calabrese, ha seguito di pochi giorni l’occupazione del municipio di Nicotera, con numerosi commercianti che hanno chiuso le loro attività e insieme ai cittadini sono andati in Comune per protestare contro le condizioni del mare. Sulle saracinesche abbassate campeggiava il cartello con la frase «Chiuso per mare sporco». La protesta di Rosarno, durante la quale ai manifestanti iniziali col passare del tempo si aggiunti cittadini indignati provenienti da altri comuni del Vibonese, è stata interrotta solo dopo una mail dalla Regione in cui si annunciava un incontro per ieri mattina con un dirigente e la partecipazione al tavolo tecnico convocato per domani nella Prefettura di Vibo Valentia. Non solo mare sporco all’origine del blocco di Rosarno, ma pure rabbia per il sistema inadeguato di raccolta dei rifiuti e in alcuni centri pure la mancata potabilità dell’acqua che scorre dai rubinetti. Per quanto riguarda il litorale di Nicotera, le responsabilità maggiori sono attribuite al fiume Mesima, considerato un inquietante agente inquinante. Nelle sue acque scaricano liquami, più o meno depurati, gli impianti di venticinque comuni della meravigliosa costa tra Vibonese e Reggino. Il corso d’acqua riceve, e, inevitabilmente, porta tutto in mare. Le manifestazioni degli ultimi giorni hanno acceso i riflettori pure sui fanghi prodotti dagli impianti di depurazione che dovrebbero essere smaltiti seguendo rigide procedure ben definite dalla legge. Ma che, si sospetta, mani criminali potrebbero far finire nei fiumi e quindi nel Tirreno. Per verificare queste ipotesi sta lavorando la locale magistratura inquirente. Nel 2005 la procura di Catanzaro accese i riflettori su come venivano spesi i finanziamenti europei destinati al sistema di depurazione calabrese. Il fascicolo 'Poseidone' fu aperto dall’allora pm Luigi de Magistris. Di recente più d’un filone d’indagine sono stati avviati dagli inquirenti di Paola. Proprio ai primi di luglio un appello a monitorare gli impianti di depurazione esistenti «per uscire dall’emergenza che rischia di compromettere irrimediabilmente una delle maggiori risorse di questo territorio» era stato lanciato da Legambiente, secondo i cui dati oltre la metà degli impianti calabresi è inadeguata nonostante siano stati stanziati 240 milioni di euro per il loro ammodernamento. L’ultima procedura d’infrazione aperta dall’Ue nei confronti dell’Italia, in particolare, comprende 130 agglomerati calabresi, 62% del totale, per circa 1,3 milioni di abitanti (36%).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: