giovedì 30 marzo 2023
Morgante (Università di Udine): le carni cellulari sono più sicure. Coldiretti: con il «no» si salva un quarto del Pil
La Coldiretti schierata contro il cibo sintetico

La Coldiretti schierata contro il cibo sintetico - Ansa

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Sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare, benessere animale e disponibilità di cibo a prezzi accessibili: per il mondo scientifico sono tanti i vantaggi del cibo coltivato in laboratorio, che per il momento è però solo una possibilità per il futuro. All’indomani dell’approvazione del Ddl sul cibo sintetico arrivano critiche da Alleanza Verdi e Sinistra, gruppo delle Autonomie e +Europa, che ha promosso una raccolta di firme contro il disegno di legge.

È invece soddisfatto il mondo agricolo, dalla Coldiretti alla Confeuro e alla Cia-Agricoltori italiani, che cita un rapporto di Nomisma dal quale emerge che il mercato mondiale di carne sintetica ha già registrato investimenti pari a 1,3 miliardi, con aziende e startup che dal 2016 al 2022 sono aumentare da 13 a 117.

Dati che, per il mondo scientifico, fotografano una realtà ancora sperimentale. Per questo, affermano i ricercatori, il Ddl sul cibo sintetico è prematuro: «Ci si sta preoccupando troppo presto» e «si è arrivati a definire delle regole quando mancano ancora elementi per decidere», dice il genetista Michele Morgante, dell’Università di Udine e membro dell’Accademia dei Lincei. «La decisione non è stata presa sulla base di elementi scientifici - aggiunge - ma economici».

Per Morgante «non ci sono motivi per cui prodotti da colture cellulari potrebbero presentare rischi diversi rispetto a quelli da allevamento tradizionale. Al contrario - prosegue l’esperto - ci sono molte ragioni per dire che le carni coltivate sono più sicure in quanto non contengono ormoni né antibiotici, non c’è il rischio di contaminazione da parte di organismi patogeni».

Il divieto di produrre e vendere cibo creato in laboratorio, ribatte Coldiretti, mette al riparo «580 miliardi di euro di valore della filiera agroalimentare nazionale, un quarto del Pil nazionale». Secondo l'associazione è a rischio anche l'occupazione della filiera agroalimentare che vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740 mila aziende agricole, 70 mila industrie alimentari, oltre 330 mila realtà della ristorazione.

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