sabato 9 luglio 2016
​Appendino delega all'ex presidente Arcigay la politica per "le famiglie". Il consigliere Pd Canalis all'attacco: una forzatura, neppure la Cirinnà prevede certe equiparazioni.
Torino, la neosindaca cambia la famiglia
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È bastata una piccola correzione a penna, all’ultimo minuto, e il concetto universale di 'famiglia' si è moltiplicato all’infinito, come in uno specchio. A Torino si discute per la decisione della neo-sindaca pentastellata Chiara Appendino: nel suo atto di delegazione speciale per la nomina degli assessori, in un primo tempo ha assegnato a Marco Giusta, già presidente dell’Arcigay, la delega sulle politiche per la famiglia, ma poco dopo ha modificato a penna il foglio di assegnazione della delega trasmessa al Segretario generale, cambiandola in politiche per le 'famiglie'.

La questione non è solo formale nell’ambito di un clima piuttosto acceso sull’argomento: in città oggi si tiene la decima edizione del Gay pride, con tanto di parata e concerto serale con Dolcenera, e Appendino ha fatto sapere che parteciperà con entusiasmo. Sulla questione della delega, la prima voce contraria arriva dalla neo consigliera comunale Monica Canalis, dirigente Pd e responsabile della scuola di formazione politica del partito in Piemonte: nei giorni scorsi ha presentato un’interpellanza, dal titolo 'Famiglia o famiglie, la scelta non è Chiara'. Nel documento si chiede al sindaco se è consapevole della forzatura giuridica che viene realizzata attribuendo lo status di famiglia anche alle persone conviventi di fatto e alle unioni civili omosessuali, considerato che «la Costituzione riconosce e favorisce la famiglia fondata sul matrimonio e non contempla altre tipologie».

Neppure la recente legge sulle unioni civili può giustificare la dicitura, visto che «parla di specifica formazione sociale, quindi distinta dalla famiglia fondata sul matrimonio». Nell’interpellanza si fa riferimento anche a una recente intervista dell’assessore Giusta che non aveva escluso la possibilità di modifiche nella definizione anagrafica della condizione genitoriale in coppie omosessuali. «Sono rimasta stupita da questo atteggiamento – spiega Canalis – perché M5S in Parlamento ha votato contro la stepchild adoption. La mia interpellanza non è un’iniziativa personale, ma si inserisce nella posizione ufficiale del Pd». E malgrado i numerosi attacchi, politici e personali, ricevuti sui social, continua per la sua strada: «Sto chiedendo conto, in termini giuridici, di un atto giuridico, che, come tale, dovrebbe rispettare Costituzione e legge. Le amministrazioni precedenti, di Chiamparino e di Fassino, hanno sempre usato il singolare: tale modifica andava quanto meno discussa in Consiglio comunale. Non credo che un sindaco possa assumere prerogative proprie del Parlamento». Anche Luca Rolandi, direttore del giornale diocesano 'La voce del popolo', partecipa al dibattito con un editoriale, richiamando la Carta: «Non si tratta di riproporre steccati riesumando antiche e superate lotte tra clericali o anticlericali, ma ragionare di famiglia in modo più ampio e profondo, cogliendo l’essenza della questione. La famiglia trae linfa dall’ispirazione cristiana e religiosa, ma è patrimonio condiviso di valori e prospettive umane».

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