giovedì 5 novembre 2020
Con bar, ristoranti e locali aperti fino a mezzanotte, il piccolo Stato si candida a meta dello svago per l'intera Riviera romagnola: «Un rischio troppo grande, dobbiamo intervenire».
La movida? Così da Rimini sta traslocando a San Marino
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Si preparerà pure a diventare il primo Stato plastic free, ma San Marino intanto decide di non chiudere bar e ristoranti e attira la movida della vicina riviera romagnola e del pesarese. Numeri alla mano (solo due persone ricoverate in ospedale, 124 attualmente i contagiati), la Repubblica del Titano ha scelto di non ricorrere a nessuna restrizione sui locali. L’antica terra della libertà torna ad essere tale in tempo di pandemia e fino alla mezzanotte. Considerando la vicinanza, quasi a km zero, con la riviera riminese, è naturale che il territorio riceva le visite degli italiani che a casa loro sono costretti dall’ultimo Dpcm a salutare aperitivi e cene dalle ore 18. «Siamo già stati chiusi da marzo a giugno per il lockdown – allarga le braccia Federica Bellavista dell’omonimo ristorante che è anche bar e hotel – sono stati mesi difficili, una nuova serrata sarebbe stata insostenibile. Rispettiamo le regole, non temiamo i controlli».

I ristoratori di San Marino si aspettano le visite dei clienti italiani, e un certo movimento si è registrato già in questi giorni, e non è passato inosservato. Un parlamentare romagnolo di Italia Viva contesta apertamente la decisione sammarinese, l’assessore alle Attività economiche del Comune di Rimini interviene con modi da gentleman ma la sostanza non cambia. «C’è il rischio che nel fine settimana, e non solo – è la previsione di Jamil Sadegholvaad –, si scateni un flusso importante dal territorio riminese verso San Marino alla ricerca di ristoranti, pub e bar che non chiudono alle 18». Sadegholvaad non mette in discussione le prerogative dello Stato «ma tutto ciò rischia di inficiare gli sforzi che stanno compiendo le autorità italiane dal punto di vista della prevenzione sanitaria». Senza dimenticare «il problema della concorrenza sleale». Sul confine si può incontrare un locale italiano che abbassa la serranda alle 18 e dopo 100 mt il collega sammarinese pronto ad accogliere i clienti. «Dovremo affrontare un ragionamento di collaborazione con le autorità del Titano».

Nel frattempo la piccola Repubblica fa un altro scatto in avanti, questa volta applaudito da tutti: dal prossimo giugno, non vi si potrà più commercializzare plastica. Almeno quella monouso. Lo ha stabilito il Congresso di Stato. La decisione è maturata dopo le indicazioni ricevute dal Tavolo per lo Sviluppo Sostenibile. L’utilizzo di prodotti in plastica usa e getta, sarà vietato nelle sedi istituzionali della Repubblica a partire dal 21 novembre e successivamente esteso a tutti gli uffici della Pubblica Amministrazione dal 1 gennaio 2021. Per questi due specifici casi, il divieto riguarderà anche le bottiglie d’acqua. La delibera dà inoltre mandato alla Segreteria al Territorio di predisporre modifiche al Codice Ambientale «al fine di introdurre il divieto di commercializzazione di borse di plastica e di tutti i prodotti usa e getta all’interno delle attività commerciali, artigianali e di somministrazione di alimenti e bevande della Repubblica a partire dal 1 giugno 2021». Da questa data, gli esercizi potranno utilizzare solo contenitori in materiale biodegradabile e compostabile. L’esaurimento delle scorte di magazzino sarà concesso fino al 31 dicembre 2021. «Le nostre piccole dimensioni possono permetterci di raggiungere risultati prestigiosi in poco tempo. - sottolinea Stefano Canti, Segretario di Stato al Territorio, l’Ambiente, l’Agricoltura, la Protezione Civile - Lo dobbiamo alle generazioni future e ai tanti ragazzi che chiedono scelte coraggiose. La svolta sulla plastica monouso è solo il primo di tanti interventi in questo senso».

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