giovedì 16 marzo 2023
"Africa Blues" è la mostra fotografica realizzata dalla ong WeWorld e inaugurata a Roma all'Orto Botanico. Immagini di aree desertificate o alluvionate, sovrapposte a quelle di vita quotidiana
Inhaca. Julienta Noje e Vasco Milando, marito e moglie davanti a casa loro. Lei lavora nei campi di manioca, mentre lui tiene un negozietto molto piccolo davanti alla loro proprietà.

Inhaca. Julienta Noje e Vasco Milando, marito e moglie davanti a casa loro. Lei lavora nei campi di manioca, mentre lui tiene un negozietto molto piccolo davanti alla loro proprietà. - Edoardo Delille

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È tra i Paesi più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, pur contribuendo solo allo 0,02% nella produzione di emissioni. Il Mozambico, paese dell'Africa sud-orientale, già vive sulla propria pelle gli effetti devastanti del riscaldamento globale. Alluvioni, tornado, frane, desertificazioni, erosioni delle coste sono fenomeni in corso, non un rischio in arrivo. Per questo motivo è stato scelto da WeWorld, organizzazioni di cooperazione allo sviluppo, per un progetto fotografico che ha l'obiettivo di accelerare una presa di coscienza per spingere governi e politici a non rimandare misure indispensabili per rallentare la crisi climatica. Prima di essere un problema per l'ambiente, il riscaldamento globale è una catastrofe per milioni di persone.

Inhaca. Leonel Maló, guardiano della Stazione di Biologia Marittima dell’isola di Inhaca, Dipartimento di Ricerca della Facoltà di Scienze dell’Università Eduardo Mondlane di Maputo.

Inhaca. Leonel Maló, guardiano della Stazione di Biologia Marittima dell’isola di Inhaca, Dipartimento di Ricerca della Facoltà di Scienze dell’Università Eduardo Mondlane di Maputo. - Edoardo Delille

"Africa blues" è il nome della mostra fotografica allestita nell’ambito dei progetti che WeWorld porta avanti nel Paese, ospitata fino al 2 aprile nella serra espositiva dell'Orto Botanico di Roma, spazio dell’Università la Sapienza di Roma, che è partner dei progetti di WeWorld in Mozambico, paese particolarmente segnato dagli effetti del cambiamento climatico. La ong è impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi, tra cui l’Italia, attiva anche sul tema dei cambiamenti climatici.

Inhaca. Atália Almeida, 8 anni, accanto alla sala-cucina di casa sua. Va a scuola e aiuta sua madre nei campi di manioca.

Inhaca. Atália Almeida, 8 anni, accanto alla sala-cucina di casa sua. Va a scuola e aiuta sua madre nei campi di manioca. - Edoardo Delille

Gli scatti sono stati realizzati in Mozambico, lo scorso novembre, dai fotografi Giulia Piermartiri e Edoardo Delille con una tecnica innovativa, che proietta diapositive di aree desertificate, alluvionate, erose, sulle case e le botteghe, tra scene di vita quotidiana dei mozambicani. Il risultato sono immagini surreali e inquietanti, che mostrano quegli stessi luoghi drasticamente modificati dalla crisi climatica. Per guardare oggi un futuro che non sembra più così distante, se non verranno messi in atto interventi efficaci.
Le fotografie sono state realizzate all’interno della campagna #ClimateOfChange, nata per raccontare il legame tra il cambiamento climatico e le migrazioni, e vanno ad arricchire un lavoro più corale dal titolo “Atlas of the New World” che i due fotografi portano avanti da anni, immaginando le possibili trasformazioni di Maldive, Monte Bianco e California del Nord.

Inhaca. Márcia Sambo davanti a casa sua

Inhaca. Márcia Sambo davanti a casa sua - Edoardo Delille

E proprio mentre WeWorld inaugura la mostra che immagina gli effetti della crisi climatica 2100, la realtà supera la fantasia. Nei giorni scorsi infatti in Mozambico il ciclone Freddy ha colpito il Paese, facendo saltare per 24 le reti telefoniche. La pioggia è ancora incessante, interi villaggi sono sommersi, si rischiano inondazioni gravi in diverse province del Paese, tra cui Manica e Tete, dove WeWorld è presente. Il team di WeWorld si è attivato immediatamente perché il rischio colera è sempre più reale, distribuendo kit igienici e acqua pulita.

Il Mozambico è al terzo posto nella classifica dei Paesi africani per calamità ambientali. Soprattutto lungo la sua costa di quasi 2.500 km, è uno dei Paesi più vulnerabili dal punto di vista climatico. In tutta l'Africa, responsabile solo del 4% delle emissioni inquinanti, solo nel 2019 alluvioni, siccità e carestie hanno generato 2,5 milioni di profughi. Ogni anno le calamità naturali colpiscono e distruggono interi villaggi e compromettendo il raccolto agricolo. Sono soprattutto le comunità più povere e vulnerabili, che vivono dell’agricoltura, a pagarne il prezzo.

Campi urbani. Jaulane - Distretto Municipale di Kanhlamankulu Fernando Nhaca (49), agricoltore e artista, lavora nei campi per mantenere i suoi 4 figli e sua moglie, e ogni sabato va in centro a Maputo a vendere le statue che crea tagliando il legno.

Campi urbani. Jaulane - Distretto Municipale di Kanhlamankulu Fernando Nhaca (49), agricoltore e artista, lavora nei campi per mantenere i suoi 4 figli e sua moglie, e ogni sabato va in centro a Maputo a vendere le statue che crea tagliando il legno. - Edoardo Delille

«Con il nostro lavoro sul campo cerchiamo di mitigare e prevenire gli effetti devastanti del cambiamento climatico. Non è però mai abbastanza – spiega Margherita Romanelli, coordinatrice policy and advocacy Internazionale di WeWorld - e solo con una reale transizione ecologica e un drastico abbassamento delle emissioni nel nord del mondo possiamo davvero migliorare la nostra vita e di chi contribuisce meno al riscaldamento globale, ma ne subisce quotidianamente le conseguenze. Un processo che deve necessariamente passare da scelte politiche coraggiose e non più rimandabili, ad esempio sganciarsi finalmente dalle fonti energetiche fossili, cambiare stile di vita nei cibi, usare sempre di più i mezzi di trasporto pubblico.

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