martedì 27 ottobre 2015
​La legge di stabilità approda in Senato. Pensioni: rivalutazione ridotta anche nel 2017 e 2018.
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Sarà prorogata anche nel 2017 e 2018 l’indicizzazione ridotta delle pensioni già in vigore fino al 2016. La minore spesa previdenziale sarà utilizzata per prorogare l’'opzione donna' e per aumentare l’area di esenzione fiscale per i pensionati. È una delle novità della legge di stabilità, approdata finalmente in Senato dopo il lungo lavorio di affinamento tecnico-politico tra Mef e Palazzo Chigi al quale ha fatto seguito il via libera preliminare del Quirinale. Il ddl inizia oggi il suo iter in commissione. Si chiarisce anche la misura di proroga delle assunzioni a tempo indeterminato: la decontribuzione scende al 40% del 2015 (tetto a 3.250 euro), come risaputo. Ma la relazione tecnica aggiunge due elementi nuovi. Il primo è che il provvedimento in vigore nel 2015 dovrebbe riguardare a fine anno circa 1,2 milioni di lavoratori invece del milione previsto: questo potrebbe comportare un maggior onere finanziario del 20% rispetto agli 1,9 miliardi già stanziati. Il secondo è che la decontribuzione ridotta del 2016 è stimato che riguarderà un milione di nuovi assunzioni agevolate, con un costo per l’erario di 831 milioni nel 2016 e di 1,5 miliardi nel 2017.  Secondo il Mef le misure della manovra economica puntano a spingere l’economia su un «sentiero di crescita sostenuta». Il ministero sottolinea che le coperture 2016 saranno reperite «senza aumenti del prelievo fiscale su famiglie e imprese» a parte il capitolo giochi, da cui è atteso un gettito di circa 1,1 miliardi e le maggiori entrate della 'voluntary disclosure', la procedura di emersione dei capitali nascosti al fisco, valutate in 2 miliardi di euro. Il taglio delle entrate netto è pari a circa 4,3 miliardi di euro mentre il grosso delle risorse raccolte è destinato a disattivare gli aumenti dell’Iva e delle accise (16,8 miliardi) contenuti nelle clausole di salvaguardia introdotte da Letta nel 2013 e, soprattutto, da Renzi lo scorso anno. Le minori entrate, cioè i tagli 'a legislazione vigente', come dicono al Mef, assommano così in tutto a oltre 23 miliardi ma tolte le clausole ne restano 7. Se poi si considerano le entrate aggiuntive (giochi e regolarizzazione capitali) il saldo è appunto 4,3 miliardi di tagli netti al bilancio. A proposito di salvaguardie, l’operazione permette di scavalcare il 2016 mentre dal 2017 la montagna di risorse da recuperare si riduce ma resta molto ingente: ci vorranno 15 miliardi nel 2017 e 19,5 dal 2018 solo per evitare gli aumenti di tasse. Sul fronte entrate oltre la metà delle coperture, 14,5 miliardi, arriva dall’aumento del deficit, e poco più di 8 miliardi dalla riduzione delle spese per ministeri, Regioni e Sanità, compresa la mini- quota di spending review sugli acquisiti (163 milioni). Si chiarisce poi che saranno in parte gli enti territoriali a doversi far carico del rinnovo dei contratti pubblici. La legge infatti prevede uno stanziamento da 300 milioni di euro per il 2016 per gli aumenti, destinati però solo ai circa 1,3 milioni di dipendenti degli enti centrali e ai 500mila di sicurezza, forze armate e diplomazia (in media sono 13 euro al mese di aumento). Per gli altri 1,2 milioni di Regioni, Comuni e Sanità provvederà un decreto a stabilire i criteri di determinazione degli oneri, che dovranno essere recuperati dagli enti nei propri bilanci. Tornando alle pensioni, ieri il presidente dell’Inps Tito Boeri è tornato a sottolineare che occorre introdurre una maggiore flessibilità in uscita. La manovra si limita invece a sperimentare il part time prepensione e a prorogare l’'opzione donna': meccanismo che sarà finanziato nel 2016 con una riduzione dei fondi per l’Agenzia del farmaco e nel biennio successivo da una minore rivalutazione delle pensioni sopra le tre volte il minimo (circa 1.500 euro lordi). Anche nel 2017 e 2018 l’indicizzazione sarà del 95% tra le 3 e le 4 volte il minimo, ma scenderà al 75%, al 50% e poi al 45% per le fasce di reddito superiori.
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