sabato 10 agosto 2013
Risparmi esauriti e banche sempre meno propense a concedere prestiti. Prolifera il mercato del credito illegale. Nel 2013 sequestrati beni per 167 milioni. La Guardia di finanza ha scoperto 248 «cravattari». E dalle indagini emerge il rafforzamento di vere organizzazioni in grado di offrire liquidità a caro prezzo e riciclare i proventi.
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I numeri non dicono tutto. Le indagini di contrasto all’usura sono cresciute del 40% rispetto all’anno precedente. In 266 operazioni sono stati sequestrati patrimoni accumulati illecitamente per 167 milioni di euro, più del 1.500% rispetto al 2012, denunciando 248 usurai, di cui 49 tratti in arresto.Ma quello che le inchieste documentano è la scomparsa dello strozzino della porta accanto, rimpiazzato da organizzazioni criminali che agiscono da banche clandestine. In grado di stare su piazza attraverso «strutture societarie» che esercitano attività finanziaria abusiva a danno di famiglie, piccoli imprenditori e artigiani.«La crisi economica degli ultimi anni ha ridotto il potere di acquisto e le possibilità di accesso al credito di famiglie ed imprese», osservano dalla Guardia di finanza. Un contesto che alimenta quella «condizione psicologica che spinge famiglie e imprese – osserva il maggiore Antonio Ape, del Comando generale delle Fiamme gialle – a rivolgersi a strozzini e la chiusura a riccio del sistema bancario».Gli esiti delle inchieste confermano questa tendenza. In 266 operazioni sono stati sequestrati patrimoni accumulati illecitamente per 167 milioni di euro, più del 1.500% rispetto a quanto messo sotto chiave dalla Gdf nel 2012. Sono state denunciate 248 usurai, di cui 49 tratte in arresto.Sintomatico che alcune delle operazioni antiusura più importanti siano state messe a segno nel Nord Italia, in regioni una volta considerate immuni da questi rischi.A Rimini, in seguito alla denuncia di un imprenditore, le Fiamme gialle hanno arrestato un pluripregiudicato campano e un ex-promotore finanziario calabrese. I due, in concorso con altri, hanno prestato denaro con interessi del 70-80% annuo garantiti mediante assegni postdatati e poi hanno costretto l’imprenditore usurato a cedere il controllo della sua società, reinvestendone i ricavi in attività connesse al divertimento nella Riviera.Tre giorni fa sono stati sequestrati, tra gli altri beni, un noto locale notturno di Riccione, un ristorante, un albergo ed una sala bingo acquistati con i proventi dell’usura.Non sempre le inchieste nascono dalle denunce delle vittime. «Spesso abbiamo acceso un faro su alcune situazioni dopo che ci sono arrivati input che andavano sviluppati dal punto di vista investigativo», chiarisce il maggiore Ape. Segnali d’allarme scattati in seguito «a una segnalazione di operazione bancaria sospetta, oppure una gestione anomala del rapporto bancario o una sproporzione tra quanto dichiarato al fisco e il reale stato del patrimonio».A Reggio Emilia è stata scoperta un’organizzazione che, per mascherare il pagamento di interessi del 20% mensile, simulava fittizi rapporti commerciali con gli imprenditori in difficoltà e la restituzione del denaro veniva giustificata con fatture false. Seguendo la movimentazione del denaro e indagando su uno sproporzionato giro di fatture gli investigatori della Guardia di finanza sono risaliti a una vera "finanzaria clandestina".Perciò è decisivo il ruolo «dell’azione di intelligence e di controllo economico del territorio, dell’approfondimento delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette – ribadisce il maggiore Ape – generate dal sistema antiriciclaggio, delle indagini patrimoniali e di polizia giudiziaria nonché dei rapporti con le associazioni antiracket ed antiusura».
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