mercoledì 6 febbraio 2019
L’apertura al culto dopo gli interventi di consolidamento coincide con la festa di san Gerlando. Il parroco: «La chiesa sarà di nuovo punto di riferimento per l’intera città»
’apertura al culto dopo gli interventi di consolidamento coincide con la festa di san Gerlando. Il parroco: «La chiesa sarà di nuovo punto di riferimento per l’intera città» L’interno della cattedrale di San Gerlando

’apertura al culto dopo gli interventi di consolidamento coincide con la festa di san Gerlando. Il parroco: «La chiesa sarà di nuovo punto di riferimento per l’intera città» L’interno della cattedrale di San Gerlando

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Le impalcature lentamente vengono smontate. La grande scalinata di accesso, divelta per permettere di effettuare gli interventi di consolidamento, è stata ricollocata ed è tornata alla sua originaria maestosità. Le fratture al pavimento sono ormai soltanto un ricordo. La “mamma malata” come l’ha sempre definita l’arcivescovo di Agrigento, cardinale Francesco Montenegro, ritorna piano piano, dopo una lunga malattia, alla vita di tutti giorni. Dopo otto anni – era infatti il 25 febbraio del 2011 quando venne chiusa per i lavori – , la cattedrale di Agrigento riapre al culto e alla pubblica fruizione proprio nella settimana dedicata ai festeggiamenti per il patrono san Gerlando.

A darne l’annuncio è stato don Giuseppe Pontillo, direttore dell’Ufficio beni culturali della Curia di Agrigento e parroco della cattedrale a conclusione dei lavori di consolidamento che hanno permesso di mettere in sicurezza l’edificio sacro “incatenandolo”, attraverso funi di acciaio e aumentandone la capacità di resistere ai movimenti sismici secondo la normativa vigente, garantendone la sicurezza interna. Sul versante che guarda il colle san Gerlando, su cui sorge la chiesa, continua infatti a registrarsi un lento scivolamento a valle.

La cattedrale ritorna così al suo originario splendore portando con sé i segni degli interventi realizzati. I lavori di consolidamento, eseguiti sul progetto dell’ingegner Teotista Panzeca finanziati attraverso fondi dell’arcidiocesi e della Regione siciliana, sono però propedeutici a quelli che dovranno essere effettuati sul fragile pendio, il cui progetto è stato appena appaltato. Grande gioia è stata espressa dall’arcivescovo di Agrigento, cardinale Francesco Montenegro che si è sempre battuto per la riapertura della cattedrale, con molteplici appelli alle istituzioni e non ultima la marcia pro-cattedrale che portò sul colle, ai piedi della “mamma malata”, oltre tremila agrigentini provenienti da tutta l’arcidiocesi, per protestare contro la lentezza della burocrazia e della politica. In questi otto anni, la cattedrale, avvolta dalle impalcature, ha continuato ad essere, sul colle, visibile dal mare e anche dai paesi limitrofi, il simbolo della unità dell’arcidiocesi e della Chiesa agrigentina.

In questi anni le celebrazioni diocesane, presiedute dall’arcivescovo, sono state celebrate in diverse chiese della città, facendo perdere alla comunità il punto di riferimento più importante. Ma, anche da parte della comunità civile, la chiusura della cattedrale è stata vissuta come una “separazione” venendo meno un punto di riferimento per l’intera città. Il mondo della cultura si è visto privare, iunoltre, di un tesoro architettonico unico nei suoi stili che narrano diverse epoche.

E anche la parte economica della città e del territorio, specialmente quella legata al turismo, ha subito un duro colpo con la chiusura, nonostante lo sforzo della diocesi di mantenere alcune parti fruibili ai visitatori. «Restituire la cattedrale alla piena fruibilità e riaprirla al culto – ha spiegato don Giuseppe Pontillo – avrà un rilevante impatto spirituale, ecclesiale, sociale, culturale ed economico per il territorio, essendo il maggior monumento della città.

La cattedrale ritornerà ad essere il punto di riferimento delle celebrazioni e della spiritualità dell’arcidiocesi che potrà nuovamente radunarsi attorno al suo vescovo nella cattedra che fu di san Gerlando, rifondatore della diocesi. Dal punto di vista sociale la Chiesa agrigentina avrà nuovamente un luogo come punto di riferimento per il territorio e da quello culturale l’apertura alla fruizione permetterà la valorizzazione del bene-monumento oltre che servire da richiamo per quanti pellegrini e visitatori arrivano numerosi ad Agrigento culla della classicità».

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