venerdì 16 giugno 2023
Parte da Novara, ma vuole raggiungere tutta Italia, l'iniziativa della Fondazione Agnelli che permette agli alunni malati di seguire le lezioni con i compagni di classe
L'impervia “normalità” degli studenti in ospedale
COMMENTA E CONDIVIDI

Affrontare la malattia, soprattutto grave, è come scalare una grande montagna. Ci si sente piccoli, intimoriti, ma determinati a trovare il punto debole del gigante per raggiungere la cima. È ciò che fanno, tutti i giorni, migliaia di studenti costretti a passare molti mesi in ospedale, che per loro diventa non soltanto “casa” ma anche “scuola”. Con il progetto Aconcagua, presentato in questi giorni a Novara, la Fondazione Agnelli di Torino vuole ribaltare la prospettiva: permettere agli alunni delle scuole secondarie (medie e superiori) di continuare a seguire le lezioni con i compagni, collegandosi alla classe dal letto dell'ospedale. Un modo per ritrovare almeno un po' di quella “normalità”, così utile anche per affrontare meglio il percorso della malattia.

Nato da un'idea di Pietro Presti - direttore generale della Fondazione Tempia di Biella, che sostiene l'iniziativa insieme all'Unione genitori italiani (Ugi) - che nel 2019 promosse la prima raccolta fondi attraverso una spedizione all'Aconcagua, 6.961 metri, la vetta più alta delle Ande e di tutto l'emisfero australe, il progetto prende a riferimento il modello di un'iniziativa analoga avviata a Torino nel 2015 dalla Fondazione Agnelli, con gli alunni ricoverati all'Ospedale infantile Regina Margherita. Dal prossimo anno scolastico, saranno invece coivolti gli studenti delle secondarie dell'Ospedale Maggiore della Carità di Novara, ma l'obiettivo dei promotori è applicare il modello anche ad altre realtà italiane. Attraverso la didattica digitale integrata, che gli studenti hanno imparato a conoscere nei due anni scolastici segnati dalla pandemia, il progetto vuole affiancare il servizio della scuola in ospedale, consentendo agli alunni ammalati, soprattutto quelli ricoverati nei reparti di Oncologia ma non solo, di superare il rischio di isolamento relazionale e sociale causato dalla malattia.

«Il progetto – ha spiegato il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto - vuole aiutare lo studente malato a mantenere un
orizzonte di vita e di socialità il più ampio possibile. Partendo dalla scuola, perché è nella scuola – con i suoi compagni e insegnanti - che lo studente ha una parte fondamentale delle sue relazioni. Facendolo restare seppure virtualmente dentro la sua classe, la didattica digitale favorisce non solo la continuità scolastica, ma anche un recupero del suo benessere nel senso più ampio, mettendosi al servizio di un intervento educativo, che coinvolge e responsabilizza la scuola a cui lo studente appartiene. Quel che abbiamo fatto a Torino in questi anni e oggi vogliamo fare a Novara indica una strada per esperienze analoghe a livello nazionale».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: