martedì 17 febbraio 2009
Il segretario dimissionario spiega le ragioni della sua decisione: «Mi faccio da parte per aprire una strada nuova per il Pd, ma non chiedete al nuovo segretario di agire con l'orologio in mano». Sabato l'Assemblea nazionale.
  • LO SCENARIO : E nel partito si apre la corsa per la «reggenza»
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    La vittoria di Cappellacci in Sardegna getta scompiglio tra le fila del Pd, uscito pesantemente sconfitto dalle elezioni regionali (il partito di Veltroni è sceso di 11 punti percentuali). E finisce per portare alle dimissioni del leader del partito, rassegnate nel pomeriggio di ieri. Le motivazioni in una conferenza stampa cominciata poco dopo le 11, e in cui il segretario uscente sta ripercorredno le tappe contrastate del suo mandato. Veltroni ha esordito parlando di «rimpianto», per un'idea buona ma partita troppo tardi, perché «il Pd doveva nascere già nel 1996», dopo la vittoria elettorale di Prodi. «L'idea dell'Ulivo - ha spiegato Veltoni - era la possibilità di cambiare il Paese, cosa che il governo Prodi, che al suo interno aveva due ministri che sarebbero poi diventati presidenti della Repubblica, aveva iniziato a fare. E se l'esperienza di quel governo fosse andato avanti tutto il corso della storia italiana sarebbe stato diverso».«Non deve, il Pd, essere una sorta di Vinavil che tiene incollata qualunque cosa. È nella società che deve essere chiara la nostra proposta - ha aggiunto Veltroni -. La destra ha vinto, il successo del Pdl per noi è difficile da capire. Berlusconi ha vinto una battaglia di egemonia nella società, perché ha avuto i mezzi e la possibilità anche di stravolgere i valori della società stessa, costruendo un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggio, anche quando il vento è più basso ma sapendo che se la vela è posizionata nella giusta direzione, prima o poi arriverà il vento alle spalle che spingerà in avanti». Intanto il coordinamento del Pd ha convocato per sabato 21 febbraio l'Assemblea nazionale del partito per prendere atto delle dimissioni di Walter Veltroni ed eleggere un segretario reggente fino al congresso. La giornata di ieri. La giornata convulsa di ieri era cominciata con la convocazione del coordinamento del Partito democratico. All'ordine del giorno, naturalmente, il risultato negativo delle elezioni regionali in Sardegna: sul tavolo le proposte di una direzione più collegiale del partito e una sorta di direttorio fino alla celebrazione del prossimo congresso o quanto meno fino alle elezioni europee e amministrative di giugno.Veltroni rimette il mandato, prende tempo. Poi la conferma: «Mi dimetto». Poi il colpo di scena, col segretario Veltroni che mette il suo mandato a disposizione. Il coordinamento dice no, chiedendogli di rimanere e confermando la fiducia nella sua leadership. Ma Veltroni si prende tempo, riaggiornando dopo tre ore di discussione il coordinamento del partito per decidere che cosa fare dopo la sconfitta in Sardegna. Infine la conferma: Walter Veltroni si dimette da segretario del Pd. La notizia è stata data aigiornalisti dal portavoce del partito, Andrea Orlando. L'annuncio è avvenuto nel salone d'ingresso della sede del Pd affollato di decine e decine di giornalisti, operatori tv in attesa dei risultati del coordinamento del partito. "Mi assumo le responsabilità mie e non. Basta farsi del male, mi dimetto per salvare il progetto al quale ho sempre creduto". Con queste parole il segretario del Pd Walter Veltroni spiega la sua decisione irrevocabile di dimettersi da segretario del Partito democratico davanti al coordinamento del partito. Veltroni si assume la responsabilità dei suoi errori e anche della sconfitta in Sardegna, ma ha spiegato di non voler rimanere "per fare logorare me e la possibilità del Pd di esistere".
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