martedì 22 maggio 2012
​Dal Rapporto annuale dell'Istat emerge che il carico fiscale sulle famiglie è aumentato fino al 15,1%. Cresce anche il divario: al Nord solo il 4,9 per cento delle famiglie sono povere. L'aumento demografico solo grazie agli stranieri. A distanza di due anni dalla nascita del figlio, una madre su 4 perde il lavoro.
COMMENTA E CONDIVIDI

Un'Italia più povera, che non riparte, con consumi e salari ferme, discriminazioni sul lavoro per donne e giovani e un esercito di 1,8 milioni di scoraggiati, che non ha un impiego e nemmeno lo cerca perché pensa che non lo troverà mai. Questo il quadro del nostro Paese delineato dall'Istat. E che l'economia sia in recessione, viene confermato anche dall'Ocse secondo cui la ripresa resta "modesta".Tornando all'Istat, dal rapporto si evince che giovani e donne sono le categorie più penalizzate. Nel nostro Paese un giovane di età compresa tra i 15 e i 29 anni non studia né lavora: i cosiddetti Neet sono 2,1 milioni (22,1%) di cui la maggior parte nel Mezzogiorno.Per le donne, invece, la  maternità rappresenta ancora un ostacolo per la carriera lavorativa: a distanza di due anni dalla nascita di un figlio, quasi una madre su quattro che era occupata non ha più un lavoro (22,7%). Sul fronte del lavoro, nel 2011 l'incidenza dei precari sul complesso del lavoro subordinato è al top dal 1993. Sale il numero degli occupati dipendenti a termine, arrivando al 48,4% a fronte del +13,8% registrato per l'occupazione dipendente complessiva. Nel 2011 l'incidenza del lavoro temporaneo sul complesso del lavorosubordinato è pari al 13,4 per cento, il valore più elevato dal 1993; supera il 35 per cento (quasi il doppio del 1993) fra i 18-29enni. Resta intanto fermo a 20 anni fa il salario reale. Complessivamente il potere d'acquisto delle famiglie è sceso di circa il 5% e la percentuale di famiglie che si trovano al di sotto della soglia minima di spesa per consumi si è mantenuta intorno all'11%. Da sottolineare ancora l'enorme divario territoriale: al Nord l'incidenza della povertà è al 4,9 per cento, sale al 23 per cento al Sud.L'Ocse intanto ha certificato che per il Belpaese una ripresa graduale ci sarà solo a partire dal 2013. Il Pilcalerà del 1,7% nel 2012 e dello 0,4% nel 2013. Doccia fredda anche sul fronte del lavoro: il tasso di disoccupazione in Italia sfiorerà il 10% nel 2013. Per i nostri conti "potrebbe esserci bisogno di alcuni interventi aggiuntivi" anche se, conclude l'organizzazione parigina, "esiste un margine di sicurezza alla luce della prudente previsione del governo sulle risorse provenienti dalle misure anti-evasione fiscale".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: