lunedì 25 maggio 2020
Quando erano in atto le misure restrittive della Fase 1 quasi il 90% riferisce di aver fatto uso di mascherine. Ci si è lavati le mani in media 12 volte al giorno. La fotografia del Paese
Istat, ecco come gli italiani hanno vissuto il lockdown

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Nel periodo in cui sono state messe in atto le misure restrittive della Fase 1, l'89,1% delle persone di 18 anni e più riferisce di aver fatto uso di mascherine.

Lo rileva l'Istat in un'indagine pubblicata oggi sul sito dell'Istituto nazionale di statistica.
IL TESTO INTEGRALE

L'utilizzo è stato diffuso in modo trasversale in tutta la popolazione raggiungendo il valore più alto tra le persone di 45-54 anni (94,5%), relativamente più basso il valore rilevato tra i più anziani (73,5% per 75 anni e più), anche perché molto probabilmente hanno avuto meno bisogno di uscire.L'utilizzo delle mascherine ha riguardato tutto il territorio, a prescindere dalle condizioni di maggiore o minore rischio di contagio della zona in cui si vive.
Dei 5 milioni e mezzo di individui che non hanno usato la mascherina, il 68,6% probabilmente non ne ha avuto bisogno (il 20,4% ne aveva la disponibilità ma non ha avuto bisogno di usarla, il 48,2% non l'ha cercata), mentre il 31,3% riferisce di averla cercata senza trovarla.
Le persone si sono procurate le mascherine in diversi modi. Circa la metà le ha acquistate in una farmacia o in un negozio di sanitaria, il 22,3% riferisce che sono stati parenti o amici a procurargliele, il 17,8% le ha comprate in un altro negozio, il 12,4% le ha fatte in casa o le ha ricevute sempre di fattura artigianale da un conoscente, il 6,5% le ha acquistate su internet.



Mani lavate in media 12 volte al giorno
In un giorno medio settimanale, le persone hanno dichiarato di aver lavato le mani in media 11,6 volte (con un valore mediano pari a 8) e di averle pulite con disinfettanti circa 5 volte (con un valore mediano pari a 2). Lo rileva l'Istat.
Un segnale di forte attenzione che in alcuni casi può essere interpretato come un sintomo d'ansia. Una quota non indifferente di persone, infatti, riferisce di aver lavato le mani almeno 20 volte nel giorno precedente l'intervista (16,5%) e si arriva al 22,4% tra le persone di 55-64 anni; la quota scende tra gli anziani (5,9% tra le persone di 75 anni e più) e nel Mezzogiorno (12,2%).
Circa un terzo della popolazione adulta ha pulito le mani con un disinfettante almeno 5 volte, una percentuale che supera il 40% tra coloro che sono usciti il giorno precedente l'intervista.
Sempre a distanza di 24 ore dall'intervista, le persone hanno riferito in media di aver pulito o disinfettato circa due volte le superfici della cucina e dei mobili della casa, almeno tre volte nel 27,8% dei casi, con quote più alte tra le donne e tra le persone di 65-74 anni (rispettivamente 35,1% e 36%).

Rispettata la distanza di 1 metro, poche visite durante il lockdown
La maggior parte delle persone dichiara di essere riuscita sempre a osservare la norma del rispetto del distanziamenmto ad almeno un metro (92,4%), indipendentemente dall'età e dal genere. Lo rileva l'Istat. Ancora una volta nelle zone a minor rischio la quota scende leggermente ma si attesta comunque all'89,6% (rispetto al 90,9% dell'area 2 e al 95,5% della zona rossa).
La percezione del rispetto generalizzato delle regole è confermata anche da quanti il giorno prima sono usciti per fare la spesa, il 90,1% di questi ha riferito che la distanza di un metro è stata rispettata, ad esempio, al supermercato.
Poche le visite fatte e ricevute. Nella Fase 1, meno di un quinto della popolazione di 18 anni e più (19,1%) ha fatto visita a persone per portare loro la spesa o farmaci o per fare semplicemente compagnia, di queste soltanto l'1,2% lo ha fatto tutti i giorni.


Gli italiani credono in una soluzione, ma non a breve termine
Nel corso della Fase 1, l'89,8% dei cittadini ha pensato che la situazione emergenziale Coronavirus si sarebbe risolta. Tuttavia, solo il 10% è apparso pienamente ottimista e confidente in una rapida soluzione. Lo rileva l'Istat.
La posizione prevalentemente espressa si potrebbe definire di cauto ottimismo, visto che il 79,2% dei cittadini ha dichiarato che la situazione si sarebbe risolta ma ci sarebbe voluto del tempo. Solo il 6,4% ha ritenuto che il Paese non fosse adeguatamente attrezzato per risolvere la situazione mentre il 3,8% non ha espresso un'opinione in merito.
Ha manifestato fiducia in una rapida soluzione della situazione il 12-13% della popolazione con meno di 65 anni a fronte del 5,5% degli ultrasessantacinquenni. Tra questi è più diffuso un atteggiamento prudenziale: è infatti particolarmente elevata la quota di quanti esprimono un cauto ottimismo, si tratta dell'83,8% a fronte di valori, sempre molto elevati, ma leggermente più bassi nelle altre classi di età, in particolare fino a 54 anni (circa il 76%).
Anche a livello territoriale emergono delle differenze. La maggiore esposizione al rischio di contagio proprio della zona rossa ha indotto i suoi residenti a una maggiore cautela: nell'84,3% dei casi ipotizzano un'evoluzione positiva della situazione solo nel lungo periodo contro il 76,1% delle altre regioni del Centro Nord e il 75% del Mezzogiorno.

Positivo clima familiare durante il lockdown
Per descrivere il clima familiare, un cittadino su due ha spontaneamente scelto una delle seguenti parole: buono (14,4%), sereno (12,6%), tranquillo (10,4%), ottimo (8,7%), amorevole (3,8%). Tra le parole di difficile classificazione, quella più frequentemente utilizzata è normale (9,9% dei cittadini). Teso è invece il termine negativo più usato, ma solo dallo 0,7% degli intervistati.
Nonostante le restrizioni, il lockdown è stato vissuto all'insegna della serenità e di un clima familiare coeso e positivo. Lo rileva l'Istat. Alla richiesta di definire il clima familiare vissuto nel primo periodo dell'emergenza, tre cittadini su quattro hanno usato parole di significato positivo. Meno del 15% ha scelto parole a cui non è stato possibile attribuire un significato univocamente positivo o negativo. Solo l'8% ha utilizzato termini di significato negativo.

Fiducia verso medici e infermieri per superare il Covid-19
Il grado di fiducia nelle principali istituzioni impegnate nella lotta contro il coronavirus è molto elevato. Lo rileva l'Istat.
La maggioranza dei cittadini infatti esprime fiducia totale nel Servizio Sanitario nazionale, sia con riferimento al personale medico che alle altre tipologie di personale, e nella Protezione civile, riconoscendo a tali istituzioni il massimo punteggio attribuibile: il 55,8% nel caso del personale paramedico del SSN, il 55,4% verso i medici del SSN e il 50,8% verso la Protezione civile.
Le differenze territoriali sono lievi. Nelle regioni della zona rossa la fiducia espressa nei confronti di tutte le figure istituzionali considerate è mediamente più elevata: circa il 90% dei cittadini ripone un elevato livello di fiducia (con punteggi tra l'8 e il 10) sia nei medici che nel personale paramedico del SSN. La percentuale si attesta intorno all'86% nelle altre regioni del Centro nord e all'83% nel Mezzogiorno. Analoga la situazione anche per quanto riguarda la fiducia espressa nei confronti della Protezione civile.

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