venerdì 24 marzo 2017
L’assassino è l’ex fidanzato. Che poi è andato al videopoker
Irina e Mihail insieme

Irina e Mihail insieme

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L’ultimo femminicidio lascia dietro di sè l’ennesimo dramma nascosto di una gioventù abbandonata a se stessa e le immagini di una crudeltà senza precedenti. Protagonisti due ragazzi di origine moldava, residenti nel Trevigiano. I due si erano lasciati perché lei non voleva abortire. Erano passati mesi, lei era tornata alla carica e aveva chiesto all’ex fidanzato di riconoscere la paternità del figlio. Per tutta risposta lui aveva cercato di convincerla, ancora una volta, a disfarsene. Al deciso no della donna, la violenza. È stato questo il tragico risultato di una fragilità covata a lungo e sfociata in un gesto di rara violenza e sopraffazione. Siamo di fronte al 14esimo femminicidio dall’inizio dell’anno, la cui gravità viene moltiplicata dal contestuale infanticidio. Irina, 21 anni, moldava, era al sesto mese di gravidanza. Le aveva tentate tutte per convincere il suo ex ragazzo, Mihail, connazionale, 19 anni, a riconoscere quella creatura per cui stava diventando mamma e alla quale non voleva rinunciare per nulla al mondo.

Lui no, non voleva proprio saperne, era impegnato in un’altra storia e intendeva chiudere definitivamente con la relazione precedente. Così, al culmine dell’ennesima discussione, domenica sera, sulle colline del Prosecco, così dolci da essere candidate al riconoscimento Unesco di patrimonio dell’umanità, il giovane ha preso un sasso ed ha colpito mortalmente la sua ex. «Un raptus» spiegano al Commissariato di Polizia che ha condotto le indagini, arrestando il ragazzo: per omicidio e, probabilmente, anche per occultamento di cadavere. Il delitto non sarebbe stato premeditato.

E questo ad ulteriore conferma che Mihail Savciuc, studente della quarta classe dell’Ipsia di Conegliano, la famiglia (madre e patrigno) da anni in Italia, era uno studente tranquillo, «normale» come lo definiscono a scuola, e che Irina Bacal, piccoli lavori negli hotel della città, conduceva anche lei una vita serena. La relazione tra i due è durata alcuni mesi, fino a quando lei non ha scoperto di esser rimasta incinta. Quando lo ha detto a Mihail, la reazione del ragazzo è stata gelida, quasi di indifferenza: «Non è mio». Lei non ha avuto il coraggio di parlarne in famiglia, forse per timore di una reazione, e non lo ha fatto neppure con le ragazze insieme alle quali era andata vivere. Anche i tentativi di chiarimento non hanno avuto esito.

Mihail non voleva rinunciare alla nuova storia ed ecco che domenica sera, di fronte alla ferma decisione di Irina di tenersi il figlio, ha reagito nel più brutale dei modi. Appartatosi con lei nelle vicinanze di un bosco, in un momento d’ira le ha fracassato il cranio colpendola ripetutamente con una pietra, per poi strangolarla. Una volta commesso il delitto, ha tentato maldestramente di occultare il cadavere, gettandolo in un fosso e coprendolo con un tappeto di rami e foglie. Le ha rubato i gioielli e la mattina dopo è andato a venderli, ricavandoci circa 80 euro, forse nel tentativo di simulare una rapina. Alla fine è andato a giocare a videopoker. Le ricerche sono partite martedì, non appena la madre di Irina ha lanciato l’allarme. Presso un negozio “compro-oro” della zona di Conegliano sono stati, infatti, trovati alcuni monili che la ragazza indossava.

La mamma li ha riconosciuti ed a quel punto la polizia è risalita all’ex fidanzato. Il ragazzo ha cercato invano di negare, poi si è contraddetto e alla fine ha ammesso. Irina voleva che lui si assumesse le responsabilità della sua gravidanza. «Fino all’ultimo abbiamo sperato di trovare la ragazza ancora in vita » ammettono i poliziotti. Loro per primi sono rimasti scossi dall’esito del raptus.

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