martedì 2 aprile 2019
Per chi diffonde immagini sessualmente esplicite senza il consenso il rischio è del carcere da uno a sei anni e la multa fino a 15mila euro
Approvazione all'unanimità per il reato di "revenge porn" (Ansa)

Approvazione all'unanimità per il reato di "revenge porn" (Ansa)

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Con 461 sì e nessun voto contrario, l'Aula della Camera ha approvato all'unanimità l'emendamento al ddl sul Codice rosso che istituisce il reato di «revenge porn». L'emendamento unitario alla Legge sulla violenza contro le donne riguarda le immagini intime diffuse per vendetta e prevede che chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro.

La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o il video, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento. La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da una persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici. La pena viene poi aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza. Il delitto viene punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela e di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale.

L'emendamento approvato inserisce quindi un nuovo articolo nel codice penale, il 613 ter, subito dopo il reato di stalking. nello specifico, si introduce il reato di "Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti". Sciolti tutti i nodi, quindi, il ddl 'Codice rosso' marcia spedito verso il primo sì della Camera, per poi passare all'esame del Senato. Il voto finale è atteso mercoledì, con l'obiettivo della maggioranza di giungere all'approvazione definitiva ben prima delle europee.

Tra le novità approvate oggi dall'Aula della Camera anche il via libera all'articolo del ddl che introduce il reato di sfregio del volto, per il quale è previsto un massimo di 14 anni di carcere.

L'emendamento sulla castrazione chimica, sostenuto dalla Lega, invece è stato abbandonato, perché oggi "la priorità è approvare" la legge contro la violenza sulle donne. "Siamo consapevoli - ha detto la ministra Giulia Bongiorno - che questo emendamento, in questa fase, non è condiviso dal M5S. Abbiamo una priorità, in questo momento, che è quella di fare andare avanti in maniera compatta il Governo e questo provvedimento" contro la violenza sulle donne.

La Lega tuttavia ritiene che una norma sulla cosiddetta castrazione chimica per i colpevoli di violenza sessuale sia "utile", per questo "farà parte di un nuovo Ddl che presenteremo". Lo ha detto il ministro Giulia Bongiorno, a margine dei lavori della Camera. Si tratterà di un "trattamento farmacologico, volontario, reversibile, come già previsto in altri Paesi", ha spiegato.

Esprime soddisfazione per il via libera al reato di revenge porn il presidente del Consiglio, ricordando di avere "auspicato nei giorni scorsi" l'approvazione unanime della norma. Il voto di oggi alla Camera, osserva Giuseppe Conte, è una "bella testimonianza da parte di una nostra fondamentale istituzione". Anche il capo politico dei 5 stelle e vicepremier Luigi Di Maio non nasconde la soddisfazione per il via libera all'emendamento, anche se torna a rilanciare la legge organica sul revenge porn, targata M5s e all'esame del Senato, "lo dobbiamo alle vittime e alle loro famiglie", sostiene.

Anche la Lega si prende la sua fetta di soddisfazione: "Oggi è una giornata di cui bisogna essere orgogliosi, lo dico come ministro, come italiano e come uomo. È un 8 marzo ma un 8 marzo che difende seriamente le donne", afferma Matteo Salvini.

I gruppi alla Camera, dunque, hanno dunque trovato un accordo sulla materia che la scorsa settimana aveva spaccato l’Aula, con le deputate di Forza Italia e del Pd che hanno occupato i banchi del governo in segno di protesta.

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