sabato 21 agosto 2010
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Michele Errico è il direttore regionale di Coldiretti Sardegna e ieri, insieme a centinaia di allevatori, non solo isolani, ha chiesto che la Regione Sardegna, insieme al Governo, si impegni per scongiurare il collasso del comparto ovi-caprino sardo. «Abbiamo presentato una piattaforma - ha detto Errico - che vede interventi strutturali e congiunturali: 12mila aziende sarde rischiano la chiusura».Quali interventi chiedete?Ministero e Regioni, in particolare Lazio e Sardegna dovrebbero stanziare non meno di 25-30 milioni di euro per ritirare dal mercato il pecorino romano che è fermo nei depositi. Solo in Sardegna ci sono almeno 100mila quintali di pecorino invenduto. Questo permetterebbe di produrre altro formaggio e dunque di poter chiedere altro latte ai pastori.Poi c’è il problema dei costi.Certo. Oggi per ogni litro di latte i pastori ricevono 60 centesimi, ben il 25% in meno rispetto a due anni fa, mentre produrre un litro di latte costa almeno un euro. C’è poi il problema del debito che sta strozzando le aziende, sia quello bancario che quello previdenziale. Chiediamo che ci sia una ristrutturazione dei debiti ed il ripristino degli sgravi fiscali nelle zone svantaggiate. La nostra è una lotta anche per mantenere un tessuto sociale ed una peculiarità tutta sarda.Si riferisce alla presenza dei pastori?Evidente. Si può immaginare una Sardegna senza? Sono una ricchezza di questa isola, come delle regioni nelle quali da secoli l’allevamento è l’attività principe. Per questo chiediamo anche un nuovo piano ambientale di mantenimento della produzione ovina, da finanziare attraverso una nuova modulazione del piano di sviluppo rurale.Il 30 è previsto un incontro a Roma. Cosa chiederete?Prima, il 26 agosto, abbiamo un incontro a Cagliari con il presidente Cappellacci e l’assessore Prato. Il governatore si è mostrato sensibile, ci auguriamo che anche il Consiglio regionale lo sia, perché la legge che potrebbe aiutare il comparto deve passare in Aula. Lì vedremo se e come i consiglieri regionali, che si dicono vicini alle nostre rivendicazioni, dimostreranno con i fatti queste affermazioni. Il 30 con il Ministro Zaia mi auguro che ci siano anche le regioni, perché solo con il loro sostegno possiamo avere più forza nel chiedere di non far morire il comparto e le 70mila aziende italiane. Chiederemo un impegno maggiore per la vigilanza alle frontiere e il monitoraggio del sistema di tracciabilità del latte. Nel frattempo però come Coldiretti proseguiremo la mobilitazione.
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