venerdì 17 marzo 2023
Il consigliere regionale dell'Emilia Romagna: «Se anche i cattolici contano, è ora di un segnale»
Giuseppe Paruolo

Giuseppe Paruolo - per gentile concessione di Giuseppe Paruolo

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Giuseppe Paruolo è abituato a recitare la parte del grillo parlante. Da una postazione un po’ periferica, quella di consigliere regionale Pd (in Emilia Romagna) lo ha fatto in passato per la proposta di legge Zan, poi bocciata. Ora chiede quello che altri colleghi in Parlamento – cattolici nel Pd, come lui – non domandano forse per imbarazzo, forse per non disturbare il manovratore. O meglio la manovratrice. «Vorrei che il mio partito dicesse con chiarezza cosa pensa della maternità surrogata».

Semplice, no? Non del tutto. Gli antefatti sono due: la querelle sulla registrazione dei figli nati all’interno di coppie omosessuali e la bocciatura, mercoledì in Commissione al Senato, della proposta di regolamento Ue sul certificato europeo di filiazione, osteggiato dal centrodestra perché considerato un’autostrada verso la legalizzazione della maternità surrogata e invece sostenuto dal Pd in virtù dei diritti dei bambini. «Giusto, ma sul tema della surrogata il mio partito ha detto solo che al momento è vietata dalla legge italiana. Un po’ poco», insiste.

Paruolo, perché pretende che il Pd si esprima con chiarezza su questo tema? Non l’ha mai fatto nemmeno in passato, quando alla guida c’era Letta, cattolico come lei...

Sì, ma allora non c’era una segretaria che ha vinto inneggiando alla chiarezza, alla fine delle ambiguità e del partito dei “ma anche”. Ecco, vorrei che ci dicesse da che parte sta. Perché in base alla risposta la musica cambierebbe.

Cioè?

Se il Pd esprimesse chiaramente contrarietà allo sfruttamento delle donne e allo shopping dei bambini, si potrebbe lavorare per una moratoria internazionale della gravidanza per altri e perché i regolamenti europei sulla filiazione non si trasformassero in scorciatoie per le coppie abbienti che vanno all’estero a procurarsi i figli pagando. Se invece c’è l’intenzione di proseguire su questo percorso, in cui si tollera o si favorisce questa pratica, per poi difendere giustamente i diritti dei bambini, è chiaro che ciò rischia di essere propedeutico alla legalizzazione anche in Italia. Se è questa l’intenzione, lo si dica chiaramente.

Sarebbe un bel problema, per i cattolici nel Pd, giusto?

Vedremo. Certo è che nella fase post-congressuale ci è stato detto che l’unità del Pd è sacra, che anche i cattolici hanno la possibilità di dare un contributo. Io dico: mettiamo le carte sul tavolo.

Su questi temi i segnali del Pd oggi vanno più verso il mondo Lgbt che verso quello cattolico, non crede?

Tutti a parole vogliono i cattolici nel Pd, ma forse alcuni preferiscono solo quelli “comodi”. E sì, il mondo Lgbt ha molto peso. Ora mi pare che sia opportuno che si dia un segnale anche a chi è preoccupato che si possa arrivare a legittimare la maternità surrogata. Sarebbe una posizione di equilibrio, in cui ci si può riconoscere in tanti. E non riguarda solo i cattolici: anche molto del mondo femminista condivide queste preoccupazioni. Altrimenti l’auspicio che il Pd sia la casa di tutti non ha nessun significato.

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