giovedì 18 gennaio 2024
Il leader di Azione: il ddl autonomia è un bluff, è questo che va detto, protestare fa il loro gioco. «Alle Europee andranno a votare pochissimi. Sbagliato bocciare il Mes, ci serve quello sanitario»
Carlo Calenda, segretario di Azione ed ex ministro dello Sviluppo economico

Carlo Calenda, segretario di Azione ed ex ministro dello Sviluppo economico - Ansa

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Senatore Carlo Calenda, come salute sta messa meglio la maggioranza o l’opposizione?

Mi pare la stessa storia di sempre, quella già vista con Salvini e i 5 stelle - risponde il segretario di Azione -. Meloni è molto brava nella comunicazione, è una premier-influencer, ma arriverà il momento in cui il Paese si seccherà di sentir dire che tutto va bene perché la Borsa corre e perché cresciamo più della Germania.

Schlein, Conte e Fratoianni sono però tornati insieme in piazza contro il ddl autonomia. È un segnale politico?

Non credo. Peraltro sarebbe da ricordare che il processo di autonomia è stato avviato dal governo Gentiloni di centrosinistra a febbraio 2018 in una versione che prevedeva ancor meno per il Sud, e di questo mi autoaccuso perché facevo parte di quell’esecutivo. Delegare alcune funzioni alle Regioni potrebbe avere un senso, ma questo ddl è solo uno spot elettorale nel momento in cui dici che l’autonomia partirà quando verranno finanziati i Lep. La realtà non detta è che non saranno mai finanziati perché non ci sono i soldi. E invece di dire appunto che è un gigantesco bluff, andare in piazza per dire che distrugge l’Italia è dare un valore a una cosa che valore invece non ha. Fa il loro gioco.

Quale scenario vede alle Europee?

Andranno a votare pochissime persone, sull’esito influirà molto questo dato. Meloni e Schlein già stanno cercando di trasformarle nell’ennesimo scontro tutto italiano. E questo è grave perché, se a novembre negli Usa dovesse poi vincere Trump, l’Europa si troverà in braghe di tela se non riesce a darsi una struttura più forte, sarà ridotta a un erbivoro fra i carnivori. Quindi sono elezioni fondamentali.

Esclude per ora una crisi di governo?

Sì. Il detonatore sarà che a un certo punto, dopo le Europee, anche buona parte dell’elettorato di centrodestra non ne potrà più dei proclami per cui “tutto va bene”. E ovviamente vale lo stesso per la sinistra. È teatro. A quel punto Meloni si indebolirà e Salvini alzerà di più la voce. Allora lei chiamerà il Paese alle elezioni. L’alternativa? Bisogna cercare di chiudere al centro il bipolarismo diventato bipopulismo. Serve un Partito della Repubblica: serio, moderato e pragmatico. Il Paese è stremato e diviso. Va rassicurato e riappacificato.

Per ora la maggioranza è in affanno sulle regionali. Troveranno un accordo?

Alla fine sì. Ma oggi il tema non sono le diatribe di coalizioni. Per noi il percorso è chiaro: ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini che scappano dalla partecipazione politica. Fare una opposizione da “tutti contro” è invece un’idea che ha portato al declino generale del Paese. Per questo spero che alle Europee ci sarà la possibilità di costruire una lista ampia sull’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa. La disponibilità di Cottarelli a guidarla sarebbe un’ottima notizia. Lo scopo di Azione rimane lo stesso: chiudere una stagione di conflitti inconcludenti con un’agenda politica ispirata alla prima parte della Costituzione. Non possiamo pensare di continuare così mentre si sgretolano i diritti sociali fondamentali: salari, scuola e sanità. Un’agenda di salvezza nazionale da fare insieme a popolari, liberali e socialisti riformisti.

Insieme ma senza Italia Viva di Renzi, malgrado gli appelli di Renew.

L’appello di Renew è stato smentito dalla stessa Renew. Il punto è: unirsi per fare cosa? Italia Viva e Renzi ogni giorno spiegano che siamo la somma di tutti i mali, perché poi ci chiedono di fare una lista insieme? Non si possono continuamente prendere in giro i cittadini per cui chiedi di andare insieme quando hai paura del quorum e distruggi tutto il giorno dopo. Con Iv è una storia chiusa. Faccio inoltre presente che il codice etico del Parlamento Europeo è molto più stringente sui conflitti di interesse e sulle influenze dei paesi stranieri sui parlamentari. Chi ha questi conflitti farebbe bene a riflettere attentamente prima di candidarsi. Per Azione l’etica pubblica è parte integrante della politica.

Cosa pensa della bocciatura in Veneto della legge Zaia sul fine vita?

Una legge su un fine vita regolato in modo attento è necessaria. Deve essere però rigorosa, per non diventare un suicidio assistito di chiunque pensi di togliersi la vita per un qualsivoglia motivo.

Sul Mes è ripartito intanto un pressing in sede Ue dopo il no del Parlamento.

Sul Mes l’Italia ha perso credibilità, con un ministro dell’Economia che va in giro in Europa parlando di sé in terza persona. a dire che «lo avrebbe approvato». Al posto di Meloni io avrei negoziato la ratifica del Meccanismo bancario in cambio di una riapertura del Mes sanitario, perché quei 38 miliardi ci fanno maledettamente comodo in un Paese in cui l’accesso alla sanità è causa di povertà.

L’Ilva sta andando a rotoli?

È un suicidio annunciato, alla fine purtroppo credo che chiuderà. Pure qui è il solito schema di grandi urla, grandi proclami populisti a cui segue una sottomissione nel silenzio. L’abbiamo visto pure con Stellantis, a cui nel 2020 sono state date garanzie pubbliche per 6,6 miliardi di euro, usati per pagare dividendi. E ora le fabbriche italiane chiudono. Lo vediamo ora con Ilva, dove Conte ha fatto saltare un accordo da 4,2 miliardi con Mittal per poi fare, con lo Stato in minoranza, una società con gli stessi soci.

Poco si parla invece della rete Tim ceduta agli americani del fondo Kkr.

È fondamentale che la rete telefonica sia scorporata da Tim. La mia idea era che dovesse diventare una public company neutrale rispetto a tutti gli operatori. In ogni caso mi sembra un’operazione positiva.

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