venerdì 10 gennaio 2025
L'ex senatore, già presidente Agesci: dopo la Settimana sociale sentiamo di nuovo l'urgenza di tornare sulla strada, per una politica più vicina alle persone
Edoardo Patriarca

Edoardo Patriarca - AgenSir

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La Settimana Sociale di Trieste porterà i suoi frutti con pazienza. È una semina che chiede perseveranza e tenacia soprattutto nei momenti di fatica che minacciano la vita dei germogli. E può accadere, lo sappiamo bene: quanti germogli buttati al vento... Come il dibattito sul “ centro” che dura da più di un decennio e che vede protagoniste persone anche di valore, ma quasi sempre in solitaria.

Eppure sentiamo dentro di noi l’urgenza della chiamata a tornare sulla strada, a ridare fiato ad una politica più vicina alle persone e alla comunità. E visionaria, in un presente che sa costruire un futuro più sostenibile e accogliente.

Possiamo individuare due vie, distinte e non separate, entrambe confortate da una formazione solida nel Magistero sociale della Chiesa.

La prima via è la presenza nella politica civile, sociale, economica animata in rete, momenti di coprogettazione, mobilitazioni a partire da esperienze e pratiche che tracciano nuove vie di fraternità. Lo fanno già il volontariato, le opere sociali, l’animazione culturale di enti e fondazioni. Ma non è più sufficiente. Riprendiamo anche la pratica della denuncia dopo che si sono percorse tutte le altre vie. Non la denuncia fine a se stessa , uno slogan, una “piazzata” di fronte ai media, ma la denuncia che già propone una soluzione e una via di uscita. Insomma una denuncia ben documentata, una denuncia politica a tutto tondo che interrompe il tram tram di scelte ritenute uniche , ovvie e senza alternative. Riabituiamoci anche a comunicare, non a vuoto come spesso accade sui social, ma come momento di partecipazione attiva nel prendere posizione per il bene comune. E facciamo massa critica quando necessario, per condizionare l’agenda del Paese, individuando le priorità nelle quali ritrovarci, agendo da catalizzatori laddove vengono aperte strade di amicizia sociale, legami e fiducia.

La seconda via è prendersi cura di tutti coloro che hanno avviato una esperienza amministrativa soprattutto a livello locale e regionale. I partiti stentano a svolgere una funzione formativa e di addestramento a svolgere il servizio politico, duro e complicato, condizionato dall’essere e non essere in maggioranza, e spesso anche dalla figura del sindaco in carica. Non riflessioni teoriche sui valori usati come clave ideologica ma la ricerca faticosa della loro “incarnazione” nella realtà conosciuta e ascoltata per quella che è. Operazione complicata, ne sono consapevole, ma è così che si fa formazione all’impegno politico nelle istituzioni. E qui abbiamo bisogno di mobilitare le migliori competenze presenti in un territorio: come si fa fiorire più fraternità nell’impiantare un nuovo piano urbanistico? E nell’approvazione del bilancio di un Comune, quali sono le priorità da mettere a fuoco per ridurre le disuguaglianze? Quali strumenti per accrescere la partecipazione alla democrazia? Quali scelte per sostenere l’economia che crea benessere e buon lavoro?

La rete nata dalla Settimana sociale di Trieste, animata da Francesco Russo e altri amici, come altre iniziative in cantiere, possono aiutarci ad aprire una stagione che non si acconcia a cercare un posto in più in una tavola già imbandita da altri, ma che si attrezza con passo giusto e perseverante affinché la semina dia frutti copiosi, di speranza, come ci ha ricordato il presidente Mattarella.

Ex parlamentare, già presidente dell’Agesci

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