lunedì 26 gennaio 2009
Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, stringe i tempi sul varo di una legge che regolamenti le intercettazioni telefoniche, anche sull'onda del caso dell'archivio Genchi, legato alle indagini del pm De Magistris.
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Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, stringe i tempi sul varo di una legge che regolamenti le intercettazioni telefoniche, invitando gli alleati a non mettersi di traverso. Il premier, durante il suo tour elettorale in Sardegna, ha lanciato l'allarme su quello che definisce il "più grande scandalo della Repubblica" legato ad una probabile diffusione delle intercettazioni contenute nell'archivio di Gioacchino Genchi. Problema che riguarda "tutti i cittadini", "non si tratta di Berlusconi o di un altro" perchè "bisogna tutelare la privacy di tutti" e dunque per il premier è necessario fare una legge che "taglia tutto", "a me non importa assolutamente niente di essere intercettato perchè - sottolinea il capo del governo - non ho nulla da temere". Silvio Berlusconi si augura di arrivare presto ad una legge più stringente e aggiunge "abbiamo già preparato un ottimo testo, ma si può ancora migliorare". Inoltre a convincere gli alleati della Lega della necessità di un giro di vite secondo Berlusconi sarà proprio il caso Genchi, e "Bossi mi ha già detto che seguirà le nostre posizioni". Berlusconi l'attacca e il consulente dell'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris, si difende: "Io in vita mia, compreso il periodo che ho svolto attivo nella polizia di Stato - dice Genchi - non ho mai svolto una sola intercettazione, e sfido chiunque a dimostrare il contrario. C'è volontà di mistificare e denigrare". "Berlusconi con la vicenda Why not non c'entra nulla", aggiunge Gioacchino Genchi. "Tirare dentro lui in questa vicenda facendogli credere che è stato intercettato - sottolinea - è un modo come un altro per far sollecitare a Berlusconi iniziative che se deve adottarle le adotti pure, ma non c'entra niente". Intanto Francesco Rutelli e Giuseppe Esposito, presidente e vice presidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, riferiranno oggi al Presidente del Senato, Renato Schifani e domani al Presidente della Camera, Gianfranco Fini sull'attività del Comitato con riferimento al coinvolgimento di personale appartenenti ai servizi nelle inchieste Why not e Poseidone condotte dalla Procura di Catanzaro. Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, osserva che una commissione suGenchi è un'ipotesi che va verificata. "Se dopo gli accertamenti emergesse che ci sono tabulati che, oltre a membri dei servizi, coinvolgono anche parlamentari, magistrati, ministri e agenti della Guardia di Finanza, l'indagine esulerebbe dai compiti del Copasir. In tal caso - dice Cicchitto - il Copasir ne parlerà con i presidenti delle Camere Schifani e Fini. La commissione è un'ipotesi che va verificata". Di tutt'altro parere il capogruppo alla Cameradell'Idv, Massimo Donadi, secondo il quale "quello denunciato da Berlusconi non è il più grande scandalo della Repubblica ma una bufala con il solo scopo di favorire una legge insensata e criminale". Invece per il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, sul tema delle intercettazioni telefoniche "credo che Berlusconi abbia detto molte cose giuste", afferma l'ex presidente della Camera.
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