venerdì 30 giugno 2017
La difesa del presunto omicida presenta anche una foto satellitare del campo dove venne trovato il corpo di Yara Gambirasio. Ma per l'accusa la sentenza di ergastolo "è ineccepibile"
Operatori tv fuori dal Tribunale di Brescia: ai fotografi è stato proibito l'accesso in aula

Operatori tv fuori dal Tribunale di Brescia: ai fotografi è stato proibito l'accesso in aula

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La sentenza che in primo grado ha condannato Massimo Bossetti all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio "è ineccepibile", presenta "una motivazione coerente, logica, completa e dà puntualmente conto delle acquisizioni processuali" sulle responsabilità del carpentiere di Mapello e gli elementi di prova raccolti dall'accusa. Così il sostituto Pg di Brescia, Marco Martani, all'inizio del suo intervento nel processo di secondo grado. Il pg ha inoltre chiarito che il divieto di accesso a fotografi e operatori tv è corretto perché avrebbe prodotto soltanto "una spettacolarizzazione" del procedimento.
La foto satellitare
È iniziata così stamattina la prima udienza del processo d'appello che vede alla sbarra Bossetti per l'omicidio della tredicenne di Brembate scomparsa il 26 novembre 2010 e il cui corpo venne poi ritrovato in un campo. Condannato in primo grado all'ergastolo, Bossetti si è presentato davanti ai giudici in prima fila accanto agli avvocati Paolo Camporini e Claudio Salvagni e ha stretto le mani della moglie Marita Comi, che siede alle sue spalle; poco più indietro ci sono mamma e sorella dell'imputato. Assenti invece i genitori di Yara, per evitare l'assalto dei giornalisti. I legali di Bossetti hanno chiesto di poter integrare i motivi aggiunti d'appello depositando, tra le altre cose, una chiavetta con un file contenente una fotografia satellitare che - secondo la difesa - potrebbe dimostrare che il cadavere della ragazzina non è rimasto nel campo di Chignolo d'Isola per tre mesi prima del ritrovamento. Il sostituto Pg Martani non si è opposto, perché ciò che interessa è accertare "la verità". Sulla questione la corte si è riservata di decidere.

Nessun Dna sintetico

Invece per l'accusa è "oltre il limite del grottesco l'ipotesi che si sia costruito un Dna sintetico" messo appositamente sugli indumenti della vittima per incastrare Bossetti, come sostiene la sua difesa; tesi che tra l'altro sottintende "accuse gravissime al Ros dei carabinieri che nell'ipotesi della difesa avrebbero contatti con soggetti esterni per costruire prove false"; tra l'altro all'epoca non si sapeva nemmeno che Bossetti esistesse, perché non era stato ancora individuato. E con quali fondi sarebbe stata fatta questa operazione?". Al contrario, sempre secondo la requisitoria, dagli accertamenti genetici è derivata una "probabilità statistica di assoluta certezza" in relazione "alla responsabilità dell'imputato" per l'omicidio di Yara. "Raramente - ha aggiunto il magistrato - ho visto dati statistici così rassicuranti sui livelli di probabilità come in questa indagine, infatti si può dire che non esiste tra i
miliardi di persone sulla terra un altro soggetto con il Dna attribuito a Bossetti". Il procedimento
che ha portato all'arresto e alla condanna del carpentiere "non ha tralasciato assolutamente nulla, ed è stata uno sforzo raro e unico nella storia investigativa italiana". Altre udienze sono state fissate per il 6, 10 e 14 luglio, quando potrebbe arrivare una decisione.

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