martedì 9 settembre 2014
Andrea Riccardi (Comunità di Sant'Egidio) traccia il bilancio dell'incontro interreligioso di Anversa: "Occorre lavorare insieme per un mondo migliore, sconfiggendo ignoranza e fanatismo".
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Tra i credenti, quelli sinceri, cresce il desiderio di incontro e dialogo tra le religioni per costruire insieme un mondo migliore. Ma per farlo occorre, in questo mondo globale e complesso, superare le semplifacazioni,più o meno di comodo, migliorare l'informazione e crescere tutti culturalmente. In particolare è importante non dimenticare mai che la povertà culturale e la mancanza di istruzione aiutano intolleranza e terrorismo a radicarsi nei popoli. Sono questi alcuni dei punti cardine toccati dal fondatore di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, tracciando un bilancio sull'incontro di tre giorni "La pace è il futuro" organizzato dalla Comunità ad Anversa. "Da questo incontro esco con una convinzione - ha detto Riccardi -: il mondo globale non è adatto ai terribili semplificatori. Il mondo globale non è jihad contro crociata. Il mondo globale è complesso articolato e richiede uno sforzo di comprensione di adattamento". E ha puntato il dito contro chi oggi parla di una "guerra di religione" in corso, alla quale "alcuni personaggi autorevoli e pensatori sostengono che occorra rispondere con una guerra simmetrica di religione o di civiltà. Una guerra totale a una guerra totale". "Credo - ha continuato Riccardi - che sia ora di smettere di parlare con tanta facilità di guerre di religione. Noi siamo molto sensibili all'uccisione e alla persecuzione dei cristiani in Medio Oriente. Abbiamo amici rapiti in Siria. Siamo molto sensibili al loro dramma. Però sono soprattutto i musulmani a essere uccisi dai musulmani. Sono guerre infra-religiose, sono guerre nazionaliste, come quella tra ucraini e russi, sono guerre confessionali. Dobbiamo scoprire e mettere in luce le ragioni politiche, concrete dei conflitti e poi l'utilizzazione della religione come l'ultima ideologia vivente". Riccardi ha poi affrontato la proposta avanzata dall'ex presidente israeliano Shimon Peres a Papa Francesco nei giorni scorsi per la creazione di una "Onu delle religioni". "Il discorso di Peres sulle Nazioni Unite delle religioni non vuol dire secondo me creare una nuova istituzione. Vuol dire sottolineare due cose: primo, centralità delle religioni; secondo, contatto permanente a livello globale e a livello locale tra le religioni. Mai soli, mai soli". Tracciando con i giornalisti un bilancio della tre giorni appena conclusa "La pace è il futuro" ad Anversa, Riccardi ha ricordato che "in questo senso si è mosso anche il principe Hassan di Giordania, che si è recato dal Papa e che ha visitato Sant'Egidio per parlare anche lui del rapporto tra le religioni". "Credo - ha ripreso Riccardi - che la proposta di Peres mostra la centralità delle religioni. C'è una responsabilità delle religioni ed esse devono avere fra loro un contatto fecondo. Mai più sole, sempre insieme, sempre in contatto. E qui io credo che questa sia una nuova strategia, una nuova visione per un mondo complesso. Che le religioni stiano insieme". Ma il confronto va ravvivato anche in Europa. Spiega il fondatore della Comunità: "L'Europa, con tutti i suoi limiti, è culla del diritto umanitario. Il dialogo va ravvivato e mi auguro che la prossima Commissione Europea discuta con i leader religiosi di queste tematiche". "Quando si discute di religione e pace - ha detto - l'Europa è provocata. Dalle ceneri della Seconda guerra mondiale è nata la Ue, come una proposta pacifica. Ci domandiamo come l'Europa può esportare la pace mentre laddove si manifesta la guerra essa ha tratti ancora più barbari". C'è poi la sfida educativa. "L'ignoranza favorisce il radicalismo. In Egitto c'è un tasso di analfabetismo del 33 per cento. L'alleanza nefasta tra ignoranza e miseria produce fanatismo come presunta via d'uscita". Ha sottolineato il professor Andrea Riccardi, che fatto notare: "L'interpretazione fanatica delle religioni, come ha rilevato il rabbino Abraham Skorka, è espressiva di un nuovo paganesimo. E il terrorismo ha un forte impatto mediatico. I media hanno la responsabilità della complessità di fronte a un'opinione pubblica intossicata. I giovani rischiano di essere intossicati da messaggi semplificati". Le repsonsabilità dei media. Secondo Riccardi, in questo contesto "i media hanno una responsabilità fondamentale perchè rischiano di essere strumento importante nella battaglia che si sta combattendo". "Sono impressionato - ha detto - dall'uccisione dei giornalisti, il rapimento delle due ragazze italiane, la morte delle tre suore, persone che rappresentano una sfida alla generosità del nostro mondo. Oggi sono le minoranze terroristiche che innestano reazioni automatiche nell'opinione pubblica. È stato osservato in questi giorni che Boko Haram ha cominciato a uccidere i cristiani in massa perchè questo fa notizia". "Ad Anversa - ha detto inoltre l'ex ministro - ho potuto vedere molte conferenze seguite da ragazzi delle scuole superiori. Molti media abbracciano 'battaglie culturali'. Penso a quanto è accaduto in Iraq nel 2003, a una guerra che ha prodotto, tra le sue conseguenze, la distruzione dei cristiani. Queste 'battaglie culturali' hanno tentato anche le religioni. Ad Anversa, città multiculturale, si rilancia un dialogo di popolo". "Il dialogo - ha quindi concluso Riccardi - non è qualcosa che si fa nelle aule delle università, ma nelle scuole primarie, nei mercati, in metropolitana".
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