giovedì 18 aprile 2013
Tangenti per il Sistri, il sistema che in Campania “pedina” i rifiuti speciali. Progettato nel 2007, il suo costo inizialmente previsto in 146 milioni di euro è lievitato a circa 400. Ma dopo quasi sei anni, il sistema coperto da segreto di Stato non è mai entrato in funzione. Ai domiciliari l'ex sottosegretario Malinconico.
Arrestare il flusso dei veleni di Maurizio Patriciello
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Rifiuti come fonte di arricchimento. Ancora una volta. L’inchiesta avviata nel 2011 dalla Procura di Napoli, e che ieri ha portato a 22 arresti, riguarda il Sistri, il sistema digitale sulla tracciabilità dei rifiuti progettato nel 2007 dal ministero dell’Ambiente durante una delle ricorrenti emergenze rifiuti in Campania che l’impianto satellitare avrebbe dovuto risolvere. Un finanziamento pubblico di 146 milioni di euro lievitati nel tempo a oltre 400 milioni, gestiti all’ombra del segreto di Stato. Quindi per anni non è trapelata alcuna informazione. Un esperimento da replicare in tutta Italia, ma che è rimasto fermo sulla carta mentre i soldi giravano tra truffe, tangenti, dispendiose spese personali. Il Sistri (Sistema integrato satellitare tracciabilità rifiuti) avrebbe dovuto cancellare traffici illeciti, gestioni criminali dei rifiuti, speculazioni affaristiche nel conferimento di balle di spazzatura. Una scatola nera su ogni mezzo, una pen drive per ogni autista, l’adesione al Sistri, con pedaggio, delle imprese, il rifiuto speciale che si sposta da un punto all’altro d’Europa visionato su un monitor. Affidato nel 2009 alla Selex Service Management, del gruppo Finmeccanica – grazie appunto al segreto di Stato – il sistema, che ora si scopre vecchio e costoso, non è mai stato operativo. L’azienda doveva provvedere in particolare alla progettazione, realizzazione e distribuzione dei dispositivi tecnici per il Sistri, alla formazione del personale, alla realizzazione dei centri nei quali collocare le infrastrutture tecnologiche e alla gestione del call-center. I provvedimenti di custodia cautelare, 3 in carcere e 19 ai domiciliari, sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza che ha sequestrato beni per oltre 10 milioni di euro. Tra gli arrestati, ai domiciliari, l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio per l’editoria Carlo Malinconico, che nel gennaio 2012 si dimise dal governo Monti perché accusato di aver soggiornato in un albergo lussuoso a spese di un imprenditore coinvolto in un’inchiesta. In carcere gli imprenditori Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Selex Service Management, suo fratello Maurizio e l’imprenditore campano Francesco Paolo Di Martino, presidente della società Eldim Security, cui in subappalto era stata affidata parte del progetto. I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, alla corruzione di pubblici ufficiali e dichiarazioni fraudolente, dal riciclaggio al favoreggiamento e all’occultamento di scritture contabili. Malinconico, che attraverso il suo legale si è dichiarato estraneo ai fatti, è accusato di corruzione per aver pattuito la promessa di due contratti da 500mila euro ciascuno essendo stato presidente della Commissione di Vigilanza ministeriale per la valutazione sulla corretta gestione del contratto Sistri e consulente del ministero per l’Ambiente con il compito di esprimere un parere di regolarità tecnica del contratto con la Selex, nonché un parere di congruità del prezzo fissato. Perplessità sorgono, tra l’altro, sulla programmazione, fittizia, delle pen drive affidata agli studenti di una scuola di formazione, l’istituto scolastico S. Croce di Castellammare di Stabia, riconducibile a Di Martino. Secondo l’ipotesi formulata dalla Procura di Napoli ci sarebbe stato un giro di tangenti passate per conti correnti cifrati all’estero e società in paradisi fiscali. L’inchiesta ha evidenziato un sistema di false fatturazioni e sovrafatturazioni tra Selex e società riconducibili direttamente o indirettamente a Di Martino e la creazione di fondi neri utilizzati in parte a favore dell’ex amministratore di Selex Service Management e di suo fratello. Le fatture per operazioni inesistenti sono pari a circa 40 milioni di euro. Inoltre, attraverso falsi contratti di forniture sarebbero stati creati anche fondi per sponsorizzare con cifre "esorbitanti" una squadra di calcio abruzzese.
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