domenica 4 agosto 2013
L’esecutivo taglia il traguardo dei cento giorni e, mentre guarda con apprensione alle mosse di Berlusconi, prova a mettere a punto una strategia di sopravvivenza per i prossimi mesi. Il principale banco di prova resta un piano per affrontare la grande emergenza sociale che ha colpito il Paese.
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Il governo Letta compie 100 giorni. L’anniversario arriva nel bel mezzo della bufera scatenata dalla condanna di Silvio Berlusconi, che getta ombre nere sul destino delle larghe intese. Ma il giro di boa viene effettuato, soprattutto, alla vigilia di una fase decisiva per l’economia reale del Paese: quella in cui il premier e la sua squadra dovrebbero raccogliere i frutti di quanto seminato finora sui tre fronti principali d’azione: lavoro, tasse e imprese. Alcune emergenze sono state affrontate nei primi tre mesi, ma restano ancora molti nodi da sciogliere: dall’aumento dell’Iva all’incognita Imu; dalle misure per contrastare la disoccupazione giovanile allo sblocco definitivo dei debiti della Pa nei confronti delle imprese; dalla legge di Stabilità a un piano di privatizzazioni ancora tutto da progettare.Finora sono state costruite le basi, i prossimi mesi serviranno a completare l’opera. Quando Letta ha parlato di «delitto», non più tardi di 48 ore fa, si riferiva probabilmente al rischio che con la caduta del governo si possano mandare al macero tutti i provvedimenti in scadenza. Oltre al "decreto del Fare", infatti, è lunga la lista dei testi in bilico. E la road map per evitare un autunno caldo a famiglie e imprese ha tempi strettissimi. Entro il 31 agosto la maggioranza è chiamata a trovare soluzioni sull’Imu, entro il 30 settembre sull’Iva, e poi su pagamenti della Pa ed esodati. Domani mattina Letta riceverà il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, e il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, per un punto sulla situazione economica.Sulla partita per la tassa sulla prima casa si registrano le principali tensioni: non c’è ancora un’intesa e va riconvocata una cabina di regia. Il capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, ieri ha invitato il premier a costringere il Tesoro alla cancellazione dell’imposta. Tra le ipotesi allo studio di via XX Settembre, invece, la più probabile sembra essere quella di una tax service che includa altre tasse locali come la Tares. Sull’aumento dell’Iva da ottobre, per ora solo sospeso, bisognerà vedere se si riusciranno a trovare le coperture finanziarie (si stima almeno un miliardo per il 2013 e 4 per il prossimo anno). Legata alle due tasse è anche la Legge di Stabilità, dove andrà fatta chiarezza sulle misure da inserire.L’obiettivo, allora, è quello di dare continuità all’operato svolto dall’esecutivo «di servizio» nei primi tre mesi, in cui è stato congelato il pagamento della prima rata Imu, rifinanziata la cassa integrazione in deroga con un miliardo di euro, approvato lo sblocco dei contratti di solidarietà e prorogato al 31 dicembre 2013 il termine per i circa 100mila precari nella Pa. Fin dal giorno dell’insediamento il governo ha messo al centro della sua agenda il tema del lavoro. Un argomento imposto anche all’attenzione europea. Tanto che al vertice di Bruxelles, a fine giugno, Letta è riuscito a strappare per l’Italia 1,5 miliardi dalla torta dei fondi per la Youth guarantee. Sul piano nazionale, con il "pacchetto Giovannini" (oggi contenuto nel "dl lavoro" che aspetta il via libera definitivo alla Camera) sono stati attivati una serie di incentivi per l’assunzione di 200mila giovani, specie al Sud. Tra i meriti del governo anche l’avvio dello sblocco dei crediti vantati dalle imprese nei confronti dello Stato e una politica di interventi che ha favorito la discesa dello spread, precipitato due giorni fa a quota 260, ai minimi da due mesi.I segnali postivi, però, vanno confrontati con i dati ancora preoccupanti. Come quelli dei conti pubblici. Il fabbisogno dello Stato ha registrato a luglio un rosso da 8,8 miliardi. Se la situazione dovesse peggiorare ancora, nonostante le ferme smentite del governo, il rischio di una nuova manovra correttiva sarebbe sempre più concreto.
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