martedì 6 maggio 2014
In vista delle imminenti elezioni europee, Caritas, Migrantes, Missio, Focsiv e Centro Astalli chiedono alla politica di aprire le porte della "Fortezza Europa". IL TESTO
Quasi 900 stranieri giunti a Trapani 
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Un piano speciale il Mediterraneo, come voleva Giorgio La Pira. E politiche comuni e solidali sull’immigrazione per aprire la Fortezza Europa. Sono alcune richieste contenute in una lettera aperta scritta da cinque organismi cattolici italiani in prima linea nell’aiuto ai migranti e nella cooperazione e che l’hanno pubblicata ieri sui rispettivi siti. Caritas italiana, le Fondazioni della Cei Migrantes e Missio, la Focsiv e il Centro Astalli l’hanno indirizzata ai candidati alle imminenti elezioni, chiedendo loro una scelta di campo di fronte alle due idee che si fronteggiano sulla materia - una di stampo securitario, l’altra inclusiva e accogliente. «Sulle migrazioni – dichiarano gli estensori – si confrontano due diverse idee di Europa. La prima, attorcigliata attorno al bisogno di sicurezza, è un’Europa vecchia e chiusa, rancorosa, egoista e xenofoba. Quasi che i principali colpevoli della crisi fossero i migranti, quando invece le cause sono riconducibili al modello economico e finanziario». Per i firmatari è una visione «suicida», considerando la demografia e quanto accade nel Mediterraneo e in Africa.«La seconda – aggiungono – è una visione dinamica, aperta, coraggiosa, rivolta allo sviluppo umano integrale e al bene comune. Afferma i valori dai quali è nata l’Ue: la costruzione della pace e della solidarietà tra i popoli». Un’Europa dove i migranti sono «un valore aggiunto perché partecipano all’emancipazione sociale e democratica, all’innovazione economica, a nuove relazioni di cooperazione con i paesi di origine e transito».La lettera chiede ai candidati di sostenerla appoggiando l’Approccio globale su migrazioni e asilo lanciato dalla Commissione europea, che dovrebbe portare progressivamente a una politica comune su migrazioni e protezione internazionale. In concreto, i candidati dovrebbero impegnarsi ad appoggiare misure di accoglienza fondate sul rispetto dei diritti umani e su una rete di servizi sussidiari con le comunità locali, per arrivare alla chiusura dei Cie e alla fine della «inumana detenzione amministrativa». Quindi agli aspiranti europarlamentari si chiede sostegno ai programmi di protezione sociale e umanitaria, di lotta al traffico e alla tratta degli esseri umani, alla revisione del regolamento di Dublino e al riconoscimento del diritto dei rifugiati al ricongiungimento con le famiglie nei paesi membri. Quindi l’armonizzazione del diritto di voto amministrativo e «delle misure di riconoscimento della cittadinanza, estendendo il principio dello ius soli». In particolare si richiede a chi verrà eletto di sostenere il monitoraggio e la promozione dei piani nazionali «contro il razzismo e le discriminazioni dei migranti e delle minoranze e le nuove forme di schiavismo». Una lettera che rilancia una verità scomoda: «guardare alle migrazioni ci aiuta a pensare l’Europa».
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