giovedì 16 luglio 2015
Oscar Cantoni scrive alla diocesi: i migranti non verranno respinti, ma per loro verranno trovate soluzioni adeguate. Leggi la lettera (Marcello Palmieri)
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«Nessuno può chiederci di non accogliere e abbracciare la vita dei nostri fratelli, soprattutto di quelli che hanno perso la speranza e il gusto di vivere». Fa proprie le parole del Papa nella Messa del 12 luglio in Paraguay il vescovo di Crema, Oscar Cantoni, e fonda su di esse la decisione della sua diocesi: i migranti non verranno respinti, ma per loro verranno trovate «altre soluzioni non appena sarà possibile». Si chiude così un capitolo che non fa onore alla città di Crema, un capitolo scritto da alcuni genitori di bambini iscritti alla scuola diocesana che martedì sera hanno pubblicamente e rumorosamente protestato sotto la residenza del loro vescovo. Il motivo? La decisione della Caritas diocesana di ospitare alcuni migranti nell’ex Convento delle Ancelle della carità, oggi parzialmente occupato dalla scuola materna parificata. Don Francesco Gipponi, direttore della Caritas cremasca, aveva tentato di rassicurare i genitori. Avrebbe voluto spiegar loro che a separare l’ingresso dei bimbi da quello dei richiedenti asilo vi sarebbe stato un intero isolato. E che, all’interno, tra le due ali sarebbero state poste due porte blindate. Ma i genitori non l’hanno lasciato nemmeno parlare. Insulti e minacce. Poi tutti in piazza Duomo. Da qui la decisione del vescovo: rinunciare a quella sistemazione (nonostante avesse incassato «i pieni consensi della Asl locale») ma non all’accoglienza. Nella lettera inviata alla diocesi, monsignor Cantoni parla di «scelta prudenziale» dovuta alla «tenace e strenua opposizione dei genitori», contemporaneamente precisando che si tratta né di codardia, né di capitolazione a «chi grida di più». Semmai, di «un vero atto di umiliazione», da lui compiuto «per difendere e promuovere l’unità della Chiesa». Che, per il vescovo di Crema, è «il bene più grande». Triste il contesto: il presule ammette («dolorosamente») che «molti genitori della scuola cattolica sì la frequentano e la usano, ma non utilizzano o comprendono le finalità educative che essa propone». E tra queste non manca certo quella dell’«accoglienza».

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