venerdì 28 dicembre 2012
Il contributo sale da 16,5 milioni a 21. I soldi in più serviranno a sostenere le famiglie in difficoltà con la retta. Lanciarotta, segretario dei vescovi del Triveneto: scelta indirizzata al bene comune.
E i risparmi della Regione saranno destinati ai poveri di Francesco Dal Mas
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Le scuole paritarie dell’infanzia, che accolgono in Veneto 93 mila bambini, «svolgono un servizio essenziale, che non ha alternative e che, in ogni caso, costerebbe allo Stato 270 milioni di euro». Detto, fatto. Luca Zaia, presidente della Regione, e Remo Sernagiotto, assessore al welfare, hanno deciso che la giunta, nell’ultima seduta dell’anno c he si tiene oggi, aumenterà il contributo per le materne, “cosiddette private”, ma che «in realtà sono pubbliche». Ulteriori 4 milioni e mezzo di euro che vanno ad aggiungersi ai 16 e mezzo stanziati quest’anno, con un’aggiunta di 2 milioni rispetto ai 14 e mezzo previsti dal bilancio 2013. E questo - come spiega Sernagiotto - perché un bambino delle paritarie dell’infanzia non costa nemmeno 3 mila euro, contro i 7 mila che paga lo Stato nei suoi istituti. L’aiuto supplementare è destinato soprattutto alle famiglie più indigenti. «Questa è una chiara scelta politica, che il mondo cattolico non può che apprezzare, perché è indirizzata al bene comune rappresentato da questo patrimonio scolastico», sottolinea monsignore Edmondo Lanciarotta, segretario della Conferenza episcopale del Triveneto per la scuola e l’università. Quindi, «non si tratta di un privilegio», ma, appunto, del riconoscimento del servizio che le comunità cristiane offrono «a tutti, veramente a tutti, senza alcuna distinzione di razza, religione, censo sociale ed economico», sulla base di un principio molto praticato in Veneto e a Nordest, quello della sussidiarietà. La crisi sta comportanto una progressiva chiusura di istituti; una ventina, secondo i conti tenuti da Nicola Marini della Fism. Lo stesso presidente Zaia di dice a conoscenza di genitori che non hanno proceduto alle iscrizioni e di altri che hanno tenuto a casa i figli non riuscendo a proseguire con il pagamento delle rette. «Proprio per questo ci siamo decisi ad intervenire con un ulteriore sforzo» sottolinea Sernagiotto. 136 mila sono i bambini che frequentano in Veneto una materna, solo 44 mila sono alunni delle scuole comunali. E soltanto il 3% di tutta la platea non riesce a trovare risposta, né fda una parte né dall’altra. «Ma la prospettiva è gravissima, perché a causa della crisi - puntualizza don Lanciarotta - la percentuale è destinata ad aggravarsi». Da qui la richiesta anticipata al prossimo governo, «qualunque sia», perché - spiegano Zaia e Sernagiotto - «non intervenga più con i sospirati contributi, ma preveda un apposito capitolo economico a bilancio in modo che le famiglie ed i gestori abbiano la certezza dell’integrazione statale». «Noi ci accontenteremo di 5 mila euro l’anno, anziché di 7 mila» mette le mani avanti Sernagiotto, che si ferma alla necessità di far tornare i conti. Il governatore Zaia, invece, la pone sul piano della sfida politica e culturale. «Noi pretendiamo - si rivolge al suo assessore - 7 mila euro per ciascuno dei 93 mila bambini, perché il Veneto già storna a Roma un supplemento fiscale di 16 miliardi di euro. Il Governo, infatti, ci vorrebbe più impegnati nella costruzione di asili pubblici. Noi, invece, diciamo che questa è la nostra storia e che non ci sono alternative all’operosità sociale delle comunità cristiane, parrocchiali e congregazionali in particolare. Anzi, le alternative, sia chiaro, proprio non le vogliamo». E a questo punto don Lanciarotta precisa: «Non vorremmo che, prendendo a pretesto le difficoltà economiche in cui versano tante famiglie, ci sia chi punti a smantellare, per miopia politica, questo patrimonio».
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